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Islam in Europa: card. Tauran, «Dialogo più che mai necessario»

Appello al dialogo e alla speranza nelle parole del card. Tauran all'apertura dell’incontro dei vescovi e delegati delle Conferenze episcopali per le relazioni con i musulmani che si sta svolgendo fino al 15 maggio a St. Maurice in Svizzera. Il card. Ricard si è chiesto se ci può essere percezione pacifica dei musulmani in Europa.

«Il dialogo è più che mai necessario. Innanzitutto perché la grande maggioranza dei musulmani non si riconosce in questi atti barbari; e poi perché continuare a dialogare, anche in un contesto di persecuzione, può diventare un segno di speranza». È con questo appello al dialogo e alla speranza che il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ha aperto ieri pomeriggio a St. Maurice, in Svizzera, l’incontro dei vescovi e delegati delle Conferenze episcopali per le relazioni con i musulmani che si sta svolgendo fino al 15 maggio.

In questi ultimi anni – ha osservato il cardinale -, alcuni fenomeni hanno aiutato a forgiare un’immagine negativa della religione musulmana, come «l’arrivo di numerosi musulmani sul continente europeo attraverso le vie dell’immigrazione illegale; l’apparizione di jihadisti nati in Europa che diventano presto ‘soldati di Allah’ e infine, il ricorso di alcuni musulmani alla religione per giustificare» il terrorismo. A causa di questi fattori, in Europa l’Islam fa paura (troppo spesso chi dice «religione» dice «violenza«), ha detto il cardinale Tauran che domanda perché «l’Europa è divenuta terra di approdo per i movimenti fondamentalisti che forniscono un’educazione di base ai giovani musulmani, favorendo il ripiegamento comunitario e il rifiuto dell’ambiente» in cui vivono.

Ma in un quadro dove molti percepiscono solo ombre, il presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso intravede anche qualche luce, come «la convinzione che si sta affermando sempre di più in Europa la necessità di applicare i criteri dell’ermeneutica ai testi coranici». Fanno sperare anche le dichiarazioni di un ayatollah di Teheran che «ha affermato – dice Tauran – lo scorso novembre che fede e ragione non sono incompatibili» e «la presentazione all’Università Pontificia Gregoriana lo scorso gennaio della traduzione in lingua farsi del catechismo della Chiesa cattolica». Per il cardinale, è chiaro che i primi attori chiamati a sradicare una certa islamofobia crescente in Europa sono prima di tutto le comunità musulmane del continente. «Devono affrontare gli estremisti e i terroristi che cercano una giustificazione religiosa per le loro azioni. In ogni caso, si pone la domanda: come essere un musulmano e diventare un europeo?».

«Solo la via del dialogo, della conoscenza, della collaborazione e della stima reciproca, prepara realisticamente il futuro», ha detto da parte sua il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, aprendo ieri pomeriggio la riunione dei vescovi e delegati delle Conferenze episcopali per i rapporti con i musulmani in Europa , stanno discutendo di radicalizzazione e aumento dell’islamofobia in Europa. «Che ne è dell’Islam, del suo vero volto?», ha chiesto il cardinale. «Ci può essere percezione pacifica della presenza dei musulmani nelle nostre società europee? Non costatiamo forse una radicalizzazione di alcuni musulmani? Come analizzare le diverse correnti che attraversano oggi le comunità musulmane? Che pensare di quei giovani che si ‘convertono’ all’Islam e sono tentati di unirsi alle forze armate dello Stato islamico?».

Sono molte le domande su cui vescovi e delegati si confronteranno in questi giorni. Per il cardinale Ricard, «l’evoluzione della situazione internazionale, il suo impatto sul continente europeo e gli attentati che hanno avuto luogo in diversi Paesi europei hanno improvvisamente fatto prendere coscienza che il conflitto in Medio Oriente poteva raggiungerci nella nostra vita quotidiana».

«Il dramma dell’espulsione dei cristiani in aree passate sotto il controllo dello Stato Islamico ha toccato molti membri delle nostre comunità cristiane. L’affermazione di un Islam, conquistatore e guerriero, da parte di leader di questo Stato ha turbato le coscienze». Da qui l’aumento dell’islamofobia in Europa. «Percepiamo nelle nostre società – constata il cardinale Ricard – un aumento di reazioni islamofobe. Mi colpisce che queste vengono espresse sempre più apertamente, anche nelle nostre comunità cristiane. Notiamo che un certo numero di musulmani vive male il fatto di essere continuamente sfidati a dimostrare la loro fedeltà alle leggi delle nostre società europee, quando non sono semplicemente considerati come ‘quinta colonna’, i complici di un Islam duro e conquistatore». Per rispondere a queste domande la soluzione proposta dal cardinale Ricard, è «analizzare con realismo la nostra situazione oggi» ed «esprimere nuovamente le nostre convinzioni con forza. Lo sappiamo che: solo la via del dialogo, della conoscenza, della collaborazione e della stima reciproca, prepara realisticamente per il futuro. Questo è sia una sfida per le nostre società sia una chiamata da parte del Signore».