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KENYA, PARLA IL VESCOVO DI GARISSA: COLPISONO LE CHIESE MA LA MOTIVAZIONE E’ POLITICA

Nairobi (Agenzia Fides) – «Non penso che si tratti di un problema religioso, ma di una reazione per mettere in imbarazzo il governo di Nairobi per quello che l’esercito keniano sta facendo in Somalia contro gli Shabaab» dice all’Agenzia Fides mons. Paul Darmanin, Vescovo di Garissa, la località del Kenya dove ieri, domenica 1° luglio, uomini armati, probabilmente integralisti islamici somali Shabaab, hanno attaccato due chiese, tra cui la Cattedrale cattolica.

Mons. Darmanin descrive a Fides gli attacchi: «Il 1° luglio, intorno alle 10,30 del mattino ora locale, sono state lanciate contro la chiesa di Nostra Signora della Consolata due bombe a mano, delle quali solo una è esplosa di fronte all’edificio, non al suo interno, provocando alcuni feriti leggeri. Alla African Inland Church l’attacco è stato più letale. Gli assalitori, dopo aver ucciso due soldati che montavano la guardia al luogo di culto, hanno gettato alcune bombe a mano all’interno dell’edificio dove i fedeli erano riuniti per la funzione religiosa. Lo scopo era farli fuggire fuori, dove sono stati colpiti con gli AK 47 presi ai soldati. Si è trattato di un attacco ben organizzato nel quale almeno 16 persone sono morte e diverse sono ferite gravemente».

Il Vescovo ritiene che la pista più probabile sia quella politica: «Gli Shabaab avevano minacciato rappresaglie per le operazioni condotte dall’ottobre 2011 dall’esercito del Kenya in Somalia. Ora che l’esercito di Nairobi ha accresciuto la pressione su Chisimaio, la loro ultima roccaforte nel sud della Somalia, gli Shabaab hanno aumentato le minacce di colpire in territorio keniano».

«Garissa non è lontana dal confine con la Somalia” continua mons. Darmanin. «Il confine è facilmente attraversabile nonostante il governo stia facendo del suo meglio per controllarlo».

Chiediamo al Vescovo di Garissa perché se il movente di questi assalti è politico si colpiscono le chiese. «Le chiese sono attaccate perché sono bersagli facili da colpire (“soft target”). Inoltre la popolazione locale è quasi totalmente musulmana, i cristiani sono keniani provenienti da altre zone del Paese, che sono considerati come stranieri almeno da una parte della popolazione autoctona» risponde mons. Darmanin, che conclude chiedendo a tutti di pregare per la pace nel Paese. (L.M.)