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Libertà religiosa: Parlamento Ue, allarme per cristiani e altre minoranze in Medio Oriente

(Sir Europa - Bruxelles) - La religione è «ciò a cui l'umanità aspira da un tempo immemorabile». La definizione viene da Elena Valenciano, eurodeputata spagnola, presidente della sottocommissione per i diritti umani dell'Europarlamento.

Il sito dell’istituzione riferisce oggi di una seduta fra tale sottocommissione e la delegazione del Parlamento sulla libertà di religione in Medio Oriente durante la quale si è discusso della situazione dei cristiani e delle altre minoranze religiose. Varie le sottolineature dai deputati europei che hanno preso parte ai lavori. Il rappresentante inglese Charles Tannock ad esempio ha affermato: «C’è un programma sistematico degli estremisti islamici e dei gruppi jihadisti per un Medio Oriente e un Nord Africa liberi delle minoranze». Padre Nawras Sammour, del Jesuit Refugee Service in Siria, invitato a portare una testimonianza, ha sottolineato che nella regione mediorientale «la morte è diventato qualcosa di banale» e che l’aumento del radicalismo e del fondamentalismo religioso è una «causa di incertezza e di ansia di tutta la comunità cristiana». Daniel Hoffmann dell’associazione Middle East Concern ha osservato che «la violazione dei diritti umani contro i cristiani e le altre comunità non è iniziata durante questi conflitti violenti, e non cesseranno con la loro conclusione o con una sconfitta di gruppi come Daesh».

Durante la riunione al Parlamento europeo in cui si è parlato della situazione dei cristiani e delle altre minoranze religiose in medio Oriente, svoltasi ieri, il deputato polacco Andrzej Grzyb ha dichiarato: «Una priorità è documentare ciò che avviene» nella regione, i crimini, le discriminazioni, «per dimostrare la portata degli stessi crimini. Altrimenti non ci saranno responsabili». Il deputato austriaco Josef Weidenholzer ha richiamato l’attenzione sulla detenzione di 200 assiri cristiani nel nord-est della Siria, e ha domandato: «Vogliamo davvero vedere questa regione del mondo senza cristiani?». Alison Smith (Programma di giustizia penale internazionale «Non c’è pace senza giustizia») ha affermato che i crimini nel nord dell’Iraq comprendono «la presa di ostaggi, le esecuzioni sommarie, gli attacchi contro edifici religiosi, la riduzione in schiavitù, le conversioni forzate, le torture e gli stupri». I crimini commessi da Isis sono, a suo avviso, «sconvolgenti per la loro portata, la brutalità, la natura sistematica» e anche per la «sfacciataggine con cui sono effettuati». Esther Kattenberg (Open Doors International) ha aggiunto che è «estremamente importante che l’Unione europea continui a condannare le violazioni dei diritti umani, come la libertà religiosa».