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Libertà religiosa: rapporto al Parlamento Ue. «Prevenire il radicalismo»

È stato presentato oggi al Parlamento europeo il primo rapporto annuale dell’Intergruppo sulla libertà di religione o credo e sulla tolleranza religiosa (Forb&Rt) in collaborazione con la Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa (Uscirf).

«Speriamo di aver fatto un po’ più di luce sulla violazione di questo diritto fondamentale e di aver agito in difesa dei molti milioni di persone che sono vittime di bullismo, discriminazioni, persecuzioni e persone uccise per la loro religione o fede», ha dichiarato Peter van Dalen, co-presidente del Forb&Rt, introducendo i lavori di un seminario promosso presso l’Europarlamento di Bruxelles per illustrare il rapporto.

A riferire i dati che emergono dalle 67 pagine del primo «Stato della libertà di religione o credo nel mondo» è stato Dennis de Jong, secondo co-presidente dell’Intergruppo: «Il rapporto si basa su un’analisi approfondita del materiale disponibile», ha spiegato, che ha portato alla conclusione che «le violazioni» in questo ambito «sono diventate più frequenti e intense». Secondo de Jong, nonostante le linee guida dell’Ue sulla libertà di religione e credo del 2013, gli Stati membri fanno ancora poco. Per questo l’Intergruppo «seguirà da vicino gli sviluppi, soprattutto nei Paesi che preoccupano di più, e farà pressioni presso il Servizio europeo per l’azione esterna e gli Stati membri per avviare azioni più incisive».

Il rapporto sulla libertà di religione analizza la situazione in cinque regioni (Medio Oriente e Nord Africa, Africa Sub sahariana, Asia e Oceania, Paesi europei non-Ue – Azerbaijan, Russia, Bielorussia e Turchia – e America) e le violazioni qui compiute. Un capitolo è dedicato anche alla violenza contro i luoghi di culto «per attirare l’attenzione» sulle azioni compiute dai «gruppi totalitari ed estremisti per sradicare comunità religiose in alcuni Paesi».

Il capitolo conclusivo elenca una serie di «raccomandazioni istituzionali» per una più efficace promozione e protezione della libertà religiosa e di credo nella politica estera dell’Ue. Tra le indicazioni, s’incoraggiano i responsabili politici dell’Unione a impegnarsi di più con i leader religiosi moderati «che spesso sono determinanti per processi di riconciliazione in Paesi e regioni martoriate da conflitti con motivazioni religiose» e possono lavorare «per prevenire il radicalismo religioso». Ci sono poi le «raccomandazioni specifiche» a dieci Paesi in cui la situazione è più preoccupante e che il rapporto definisce gli «Stati falliti», dove è evidente «una grande instabilità in molti aspetti della vita sociale» e politica.