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Lituania: Vescovo Grusas contro sentenza Corte Strasburgo su immagini sacre a scopo commerciale

Profitto economico a scapito della dignità delle persone. È il giudizio del presidente dei vescovi lituani sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che non ha considerato lesiva della morale pubblica una campagna pubblicitaria che utilizzava immagini di Gesù e Maria.

«La decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo dà la possibilità alle imprese di trarre profitto a scapito della dignità di altri membri della società». Risponde con una dichiarazione l’arcivescovo di Vilnius, mons. Gintaras Grusas, presidente dei vescovi lituani, alla sentenza della Corte che il 30 gennaio ha considerato non lesiva della morale pubblica il fatto che la compagnia Sekmadienis Ltd. in una campagna pubblicitaria del 2012 avesse usato immagini e parole riferite a Gesù e Maria. «Tale pubblicità non ha nulla a che fare con una critica delle fedi religiose o con il garantire la diversità di opinioni o con la concorrenza di idee in una società democratica e libera».

Secondo mons. Grusas, la Corte «non ha rilevato la profanazione delle immagini di Gesù e di Maria a scopo di lucro commerciale». Mettere sullo stesso piano «interessi commerciali e libertà di espressione», autorizzerebbe di fatto a «raggiungere obiettivi commerciali», «attaccando il sentimento religioso» e «profanando» la religione di alcuni e, in definitiva, «causando una divisione tra i membri di una società» poiché si dileggiano «simboli religiosi che sono importanti per essi».

Per questo Grusas riprende l’opinione del giudice De Gaetano, annessa alla sentenza, che precisa come questa non dia «carta bianca all’uso di simboli religiosi, qualunque sia il mezzo, il contesto o il messaggio che si intende trasmettere».