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Macedonia: tre migranti annegati. Baloch (Unhcr), «A Idomeni tragedia umana al suo apice»

La notte scorsa tre migranti, un uomo e due donne, sono annegati mentre cercavano di attraversare a nuoto il fiume straripato Suva reka, al confine greco-macedone. Le giovanissime vittime di circa 20 anni erano di nazionalità afghana, secondo le autorità di Skopje. Il resto del gruppo, una ventina di persone, che era nel fiume è stato salvato dai pompieri.  Quattro persone sono attualmente ricoverate all’ospedale, mentre gli altri profughi sono stati portati nel centro di accoglienza a Gevgelija.

Nel corso della giornata invece, un lungo cordone di centinaia di migranti, con molte donne e bambini, ha lasciato il campo Idomeni, sul territorio greco, cercando di entrare in Macedonia clandestinamente. Secondo il ministero degli Interni macedone, 700 migranti hanno attraversato il fiume e sono entrati nel villaggio macedone Moin, dove sono stati accolti dalle forze dell’ordine macedoni. Dopo la chiusura della rotta balcanica, oltre 10mila migranti sono bloccati nel campo Idomeni. «La tragedia umana dei profughi a Idomeni ha raggiunto il suo apice», afferma Babar Baloch, portavoce dell’Alto commissariato per i profughi dell’Onu (Unhcr). A suo avviso «le condizioni nel campo sono invivibili, antiigieniche, con i bagni affollatissimi e moltissimi bambini finiti in ospedale per problemi respiratori e varie infezioni». Ci sono stati anche dei casi di bambini malati di epatite A. «Si vedono ragazzini che tremano di freddo. È una situazione inammissibile», aggiunge Baloch.