Mondo

Messico, carovana migranti a Tijuana. Salesiani: garantiamo 2mila pasti

La carovana di migranti provenienti in gran parte dall'Honduras e diretti, nelle intenzioni, negli Usa, è a Tijuana, in Messico. L'arcivescovo in una nota ha rivolto un appello all'accoglienza. I Salesiani ne stanno ospitando una cinquantina e forniscono duemila pasti al giorno. Padre Augustin Novoa Leyva spera di convincere molti migranti a fermarsi in città dove ci sono possibilità lavorative.

«Noi salesiani distribuiamo ogni giorno il pasto a circa duemila persone, mentre ne ospitiamo circa cinquanta, tutti maschi». Il salesiano padre Agustín Novoa Leyva, direttore del Progetto salesiano Tijuana, intervistato dal Sir sull’accoglienza alla carovana dei migranti centroamericani, mette in evidenza il lavoro di squadra tra autorità civili, religiose e congregazioni: «Qui a Tijuana ci siamo noi, gli scalabriniani, le scalabriniane, i padri maristi, le missionarie della carità. L’arcivescovo ha chiesto di raccogliere viveri, vestiario e generi di prima necessità in questa domenica».

Ma è soprattutto la seconda direzione, quella che guarda ai prossimi mesi, a impegnare i salesiani di Tijuana: «Ai migranti il Governo concederà un visto umanitario. Siamo già in collegamento con gli imprenditori della zona, che hanno messo a disposizione novemila possibilità di impiego. Il nostro centro salesiano ha già iniziato a essere il centro di orientamento lavorativo per i migranti, in stretto raccordo con i datori di lavoro». Certo, non sarà facile convincere subito i migranti, forse convinti di continuare subito la loro marcia coronando il loro sogno di entrare negli Stati Uniti. Eppure si tratta di situazioni già ampiamente sperimentate, per esempio con gli haitiani arrivati a partire dal 2016, 3mila dei quali si sono stabiliti a Tijuana.

«Oggi, durante la Messa – prosegue il salesiano – ho chiesto ai presenti chi fosse di Tijuana. Saremmo arrivati, forse, al 30%. Questa è una città di migranti, aperta all’accoglienza, in grado di inserirli. Non va prestata fede a qualche politico che in questi giorni ha espresso slogan contro i migranti. Qui la società civile è accogliente e lo sta dimostrando».

«Rivolgo un appello a tutta la società a collaborare in uno sforzo comune di fronte all’arrivo delle carovane dei migranti», aveva scritto in una nota diffusa il 16 novembre mons. Francisco Moreno Barron, arcivescovo di Tijuana. Nell’articolata nota, giunta oggi al «Sir», mons. Barrón fa notare che l’arcidiocesi ha un «volto e un’identità migrante. Questo non è un motivo di pena, dobbiamo sentirci orgogliosi di essere migranti, come lo è stato Gesù Cristo. Un’alta percentuale degli abitanti della Bassa California è arrivata in questa terra come migrante». Nell’attuale emergenza, continua l’arcivescovo, «abbiamo bisogno di unir gli sforzi: Governo, Chiesa e società devono avere una sola organizzazione, aperti alla collaborazione di altre comunità religiose, istituzioni civili ed educative».

Nella nota si segnala un lungo elenco di realtà diocesane e religiose, coinvolte in tale processo. Mons. Barron usa un linguaggio franco: «Tutti vogliono chiedere asilo agli Stati Uniti, però ci sono migliaia di migranti che stanno aspettando la stessa cosa, detenuti in qualche luogo del Paese confinante. La cruda e triste realtà è che solo il 3% o il 4% di questi richiedenti asilo riceve una risposta positiva e la maggioranza è deportata al suo Paese d’origine. Molti altri migranti mai sono riusciti a calpestare il suolo nordamericano e continuano a vivere nelle città messicane di frontiera o cercano di tornare alla loro terra. Questo è il difficile scenario che attende coloro che fanno parte di questa carovana. Hanno il diritto di sapere la verità e bisogna renderla pubblica, così che possano liberamente e coscientemente prendere la decisione di andare avanti oppure optare per un’alternativa».

L’arcivescovo dà poi alcune indicazioni concrete. Tra queste, le richieste di organizzare eventualmente l’accoglienza anche nelle parrocchie, di promuovere una raccolta di alimenti, vestiti, generi di prima necessità, di elaborare progetti a lungo termine di inserimento lavorativo, assistenza medica e giuridica.