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Messico: la carovana dei migranti riprende il cammino verso la frontiera di Tijuana

Dopo alcuni giorni di riposo, nel centro di accoglienza improvvisato allo stadio Jesús Martínez Palillo di Città del Messico, è ripreso ieri il cammino della carovana dei migranti centroamericani. La testimonianza di suor María Arlina Barral, responsabile per la Pastorale della mobilità umana dell’arcidiocesi di Città del Messico.

Dopo alcuni giorni di riposo, nel centro di accoglienza improvvisato allo stadio Jesús Martínez Palillo di Città del Messico, è ripreso ieri il cammino della carovana dei migranti centroamericani, soprattutto honduregni. «A muoversi sono state circa 1.000-1.500 persone», stanche di aspattare, riferisce al Sir dalla capitale messicana suor María Arlina Barral, responsabile per la Pastorale della mobilità umana dell’arcidiocesi di Città del Messico. Gli altri 4.500-5.000 si metteranno in viaggio oggi. Con loro, come sempre in questo mese di viaggio, tantissime donne e bambini. Da Città del Messico le possibili rotte per arrivare alla frontiera con gli Usa sono tre: quella occidentale, verso Tijuana e la California; quella centrale, verso Ciudad Juarez; quella orientale, verso Nuevo Laredo o Matamoros e il Texas.

L’orientamento condiviso è quello di raggiungere Tijuana: il viaggio più lungo, ma anche quello più sicuro. Un lungo cammino di tremila chilometri, che si aggiungono a quelli già percorsi. «Sono partiti a piedi – dice la religiosa – al momento non sono previsti autobus, poi si vedrà lungo il percorso». Non è neppure scontato che tutti scelgano la stessa rotta: «Stanno decidendo – prosegue suor Barral -. Sarà difficile mantenere la grande carovana lungo il percorso, sarà più probabile che si muovano in piccoli gruppi. Altri si fermeranno qui in Messico, qualcuno ha desistito ed è tornato indietro».

La responsabile della Mobilità umana è reduce da giorni di superlavoro: «Abbiamo operato tutti insieme. Governo, Chiesa cattolica, comunità evangeliche, organizzazioni e associazioni: dall’alimentazione alle raccolte di scarpe e vestiti, dall’attenzione medica a quella psicologica. I primi arrivati hanno potuto riposare quasi una settimana, e le condizioni generali della carovana sono abbastanza buone». E anche la capitale ha risposto con grande spirito di solidarietà, come il resto del Paese: «In tanti ci hanno dato una mano», conclude la religiosa.