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Migranti a Ventimiglia: vescovi francesi, «non giocare sulle spalle degli immigrati». Appello di Pax Christi

Un appello alla solidarietà cristiana e alla responsabilità politica europea perché non si ceda alla logica dei «dispetti» e non si giochi «alle spalle e sulla pelle degli immigrati». A lanciarlo è padre Lorenzo Prencipe, direttore del Servizio nazionale della pastorale dei migranti della Conferenza episcopale francese, che al di là della frontiera franco-italiana guarda con preoccupazione la situazione dei respingimenti da parte della gendarmeria francese degli immigrati a Ventimiglia.

La ragione di questo indurimento della politica francese verso l’immigrazione «è essenzialmente legata alla situazione politica elettorale in Francia» che il prossimo anno sarà di nuovo chiamata alle urne per eleggere il presidente della Repubblica. Quanto sta accadendo tra Mentone e Ventimiglia è dunque un «segnale di forza e in un certo qual modo anche abbastanza ridicolo – sentenzia p. Precipe – che il governo manda all’opinione pubblica e al bacino elettorale. La Francia da un lato pensa e dice di essere traino in Europa e dall’altro frena su tutto quello che può essere politica di asilo e politica di immigrazione comune. Questo è il vero nocciolo del discorso». Riguardo al «piano B» proposto da Renzi ieri in un’intervista al Corriere della Sera, l’incaricato dei vescovi francesi per l’immigrazione mette anche in guardia il nostro Paese dal proporre «misure solo per farsi i dispetti».

Perché – spiega – «sarebbe giocare alle spalle e sulle pelle di questa gente: non sappiamo infatti come saranno trattati dalla gendarmeria gli immigrati una volta passati alla frontiera e non sempre i giornalisti sono presenti sul posto per verificare come li tratteranno e se rispetteranno questi lascia passare. Sarà tutto da vedere. E se la Francia percepisce che è una presa di posizione dell’Italia solamente per risolvere i problemi interni, naturalmente poi adotterà misure di conseguenza». E conclude: «Ognuno deve fare la sua parte», chiede il religioso italiano. «Noi come cristiani e comunità ecclesiali non possiamo tirarci indietro e siamo invitati di fronte a queste situazioni ad accoglierle nella solidarietà. Ma i poteri pubblici, le amministrazioni, devono prendersi la loro responsabilità e mettere in atto politiche reali ed efficaci, capaci di affrontare in maniera organica un problema che non è solamente di emergenza umanitaria. Il problema è che dinanzi alla guerra, ai conflitti che continuano a perpetuarsi in Medio Oriente e in Africa, la gente fugge e cerca rifugio. Bisogna quindi attrezzarsi da un lato e dall’altro fare di tutto perché in quei paesi ritorni cresca la stabilità politica».

Un appello a tutti gli Stati europei perché nella gestione degli immigrati non si lascino guidare da logiche dettate solo dall’«egoismo» e sappiano andare alle «cause» che spingono alla immigrazione e un appello alla Francia perché prenda misure non agendo nell’immediato ma a lungo termine, arriva anche dal vescovo di Troyes, monsignor Marc Stenger, presidente di Pax Christi France, che lancia un appello all’Europa: «Se si è arrivati a questa situazione – dice oggi al Sir – è a causa di una mancanza di coscienza da parte dell’Europa di quanto sta avvenendo fuori dai suoi confini e si agisce per logiche dettate da egoismi. Si ritiene pertanto necessario creare strutture europee come Frontex per ripatire i rifugiati tra i differenti Paesi. Sono misure che di per sé non sono cattive ma che nascondono la realtà del fenomeno rifugiati. E la realtà vera è la miseria dei Paesi da dove fuggono». Per cui ogni «posizione di difesa» delle frontiere è inutile se l’Europa non lavora sulle sue cause».

«L’altro appello è alla Francia, al mio Paese», prosegue mons. Stenger rispondendo soprattutto a chi oggi rifiuta il fenomeno migratorio respingendo le persone alle frontiere perché la Francia «ha già le sue difficoltà sociali ed economiche». «Dobbiamo prendere parte alla risoluzione di questa triste realtà – contesta invece il vescovo – e prendere misure non agendo nell’immediato ma a lungo termine per permettere a queste persone di avere un futuro». Infine un appello particolare è riservato ai «cristiani di Francia»: «Abbiamo un dovere evangelico che ci chiede di accogliere i poveri, coloro che vivono nella prova e nella miseria. Non dobbiamo guardare questo spettacolo né con commiserazione né con indifferenza. Ma trovare una modo di realizzare concretamente la virtù della carità».