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Migrazioni: p. Czerny (Santa Sede), «tra 21 e 46 milioni di persone in schiavitù»

«La schiavitù non deve costituire un aspetto inevitabile delle economie». Lo ha chiesto padre Michael Czerny, sotto-segretario della Sezione Migranti & Rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, intervenuto oggi a Vienna alla Quinta sessione tematica per il Global compact «per una sicura, ordinata e regolare migrazione» promosso dalle Nazioni Unite.

«Il traffico di esseri umani è un’industria multimiliardaria tra le più grandi al mondo, con una stima che oscilla tra 21 e 46 milioni di persone vittime di lavoro forzato, schiavitù a causa di debiti contratti, sesso e altre forme di sfruttamento. La schiavitù non deve costituire un aspetto inevitabile delle economie»: lo ha chiesto padre Michael Czerny, sotto-segretario della Sezione Migranti & Rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, intervenuto oggi a Vienna alla Quinta sessione tematica per il Global compact  «per una sicura, ordinata e regolare migrazione» promosso dalle Nazioni Unite.

Tema di questa sessione è la tratta di migranti, il traffico di persone e le forme contemporanee di schiavitù. «Il numero dei migranti sfruttati e trafficanti continua a crescere in maniera allarmante», ha osservato padre Czerny. Secondo il «Global report on trafficking in persons», «il 51% delle vittime sono donne, il 21% uomini, il 20% ragazze e l’8% ragazzi». La Santa Sede sottolinea «l’importanza di assicurare una cornice legale e percorsi affidabili ai migranti affinché non diventino vittime del traffico di esseri umani». La Santa Sede chiede perciò «indagini coordinate a livello nazionale, regionale e internazionale», condividendo «dati e informazioni chiave», assicurando «protezione legale alle vittime» e consegnando gli sfruttatori alla giustizia. Anche «la formazione di pubblici ufficiali e le politiche nazionali per garantire agli stranieri l’accesso alla giustizia sono molto importanti», ha sottolineato il sotto-segretario.

«Nei Paesi di accoglienza deve essere garantita l’assistenza alle vittime e il rispetto del principio di ‘non-refoulement’ – ha affermato -, fornendo sostegno psicologico e altri tipi di supporto e riabilitazione. Alle vittime deve essere permesso di soggiornare regolarmente nel Paese per il tempo necessario alla terapia e l’eventualità di estendere il permesso di soggiorno con l’opportunità di lavorare». «Il Global compact avrà successo – ha concluso padre Czerny -, se un domani i movimenti migratori non saranno più inevitabilmente segnati dalla tratta di esseri umani come avviene oggi. Perché la migrazione irregolare non è una libera scelta ma una costrizione dovuta al fatto che le persone non possono accedere a canali legali e sicuri».