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Muro a Cremisan: Corte Israeliana respinge ricorsi palestinesi

La Corte Suprema ha respinto gli ultimi ricorsi sul caso Cremisan presentati dalle suore del convento salesiano, dai proprietari delle terre confiscate e dal comune di Beit Jala. Secondo quanto riferisce la «St. Yves Society», associazione di diritti umani che opera in seno al Patriarcato Latino di Gerusalemme e che da anni segue l’iter giudiziario della vicenda, la Corte ha confermato la costruzione del muro di annessione stabilendo che questo risponde a dei «bisogni di sicurezza».

Nel contempo ha anche riconosciuto ai proprietari terrieri «il diritto di opporsi alla costruzione di qualsiasi tracciato del muro che dovesse impedire il libero accesso alle loro terre». Inoltre, spiega la St. Yves, «nel caso in cui l’esercito dovesse prendere in considerazione l’idea di mettere le persone coinvolte davanti al fatto compiuto durante la costruzione del muro di annessione, la Corte, nel suo rapporto, garantisce a entrambe le parti il diritto di opporsi al suo percorso e a qualsiasi tracciato futuro». Ciò nonostante il fatto che la costruzione del muro abbia avuto già inizio a Beir Onah – Beit Jala.

Nel luglio dello scorso anno la St. Yves aveva richiesto alla Corte di «ordinare al Ministero della Difesa israeliano di rivelare l’intero percorso del muro di annessione prima di iniziarne la costruzione così da evitare una situazione ingiusta che avrebbe messo i residenti di Cremisan davanti al fatto compiuto». La Società di San Yves, nella stessa petizione, aveva chiesto alla Corte un’ordinanza che vietasse al Ministero della Difesa la costruzione del muro di annessione, senza aver preventivamente presentato l’intero percorso pianificato, e che autorizzasse tutte le parti in causa ad opporsi, in particolare i proprietari ai quali la costruzione del muro di annessione causerà gravi danni alle loro terre».

La petizione della società Saint Yves era arrivata dopo una richiesta in cui il comune di Beit Jala e i proprietari terrieri chiedevano alla Corte di annullare il percorso del Muro di Annessione come era stato presentato dal Ministero delle difesa israeliano e di ordinare all’esercito di presentare un percorso alternativo. Richiesta evidentemente inascoltata dal momento che dal mese di agosto 2015, l’esercito israeliano ha iniziato la costruzione del muro di annessione su un terreno appartenente a privati nella zona area di Beir Onah a Beit Jala, dove con dei bulldozer l’esercito ha sradicato alberi di ulivo e scavato nei terreni per erigere nuove sezioni di muro. In questa zona, lo scorso gennaio ai vescovi dell’Holy Land Coordination (Usa, Ue, Canada e Sud Africa) è stato impedito l’accesso da parte di Israele.