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Myanmar, violenza militare nello stato Chin ed emergenza umanitaria: appello della Chiesa per fermare gli scontri

"Urge fermare i combattimenti. Molta gente innocente soffre ed è disperata. E' necessario un aiuto internzazionale perchè qui è in corso una emergenza umanitaria. Chiediamo alle agenzie delle Nazioni Unite e alle ONG di aprire ufficialmente dei campi profughi in modo che si possano offrire aiuti umanitari agli sfollati, a Mindat e nelle zone limitrofe": è l'appello accorato consegnato all'Agenzia Fides da p. Joseph Sethang, sacerdote cattolico e parroco a Mindat, che ha portato 80 rifugiati, per lo più bambini, donne e anziani, nella sua chiesa del Sacro Cuore a Mindat, cittadina nella la diocesi cattolica di Hakha, capitale dello stato birmano di Chin, in Mynamar occidentale, a al confine con India e Bangladesh. 

Nello stato di Chin, stato rurale e montuoso nel nord-ovest del Myanmar, che è tra i meno sviluppati del paese, è forte la resistenza delle “Forze popolari di difesa” che, dopo il colpo di stato del 1° febbraio, si oppongono all’esercito birmano. A Mindat, i combattimenti sono iniziati alla fine di aprile, dopo che i militari si sono rifiutati di rilasciare sette giovani detenuti che protestavano pacificamente contro il golpe e per la democrazia.

Come appreso da Fides, p. Joseph Sethang si è recato nella giungla dove si erano spostati gli sfollati e li ha condotti e accolti nel complesso della sua parrocchia. Mang Ling, preside della scuola elementare, anziano cristiani della Chiesa Battista di Mindat, riferisce che “nella città di Mindat su una popolazione di 40.000 abitanti, ora restano solo circa 700 persone. Tutti sono fuggiti a causa dei combattimenti”. “Bisogna fermare la violenza. Chiediamo alle forze armate birmane e alle Forze di difesa popolari di Mindat di fermare gli scontri e di smtterla di danneggiare civili innocenti, donne, bambini e anziani che stanno già soffrendo troppo”, ribadisce il prete cattolico .

Come riferito a Fides, le autorità militari stanno monitorando con estrema attenzione la situazione nello stato di Chin: nei giorni scorsi il vice ministro della Difesa è arrivato a Mindat e ha incontrato, tra gli altri, anche tre sacerdoti cattolici (p. Joseph Sethang, padre Timothy Shing e padre John Omse) e un Pastore battista, il rev. Sehaa Hung, chiedendo loro di convincere le persone fuggite a tornare in città. Ma gli sfollati non osano tornare alle loro case in città, temendo per la loro incolumità.

Per assistere i profughi nella sua chiesa p. Joseph Sethang nei mesi scorsi aveva già fatto scorte si cibo che ora sta fornendo agli sfollati. In questa fase critica per la popolazione, gli aiuti umanitari sono forniti dalle organizzazioni sociali, soprattutto da preti e religiosi in chiese cattoliche e dai Pastori battisti. La Chiesa Battista di Mindat sta accogliendo e proteggendo circa 700 persone tra disabili, anziani, sordi. I militari dell’esercito birmano per ora non hanno colpito le chiesa Battista nè quella cattolica a Mindat.

Secondo la Chin Human Rights Organization (CHRO) i militari hanno commesso “crimini di guerra e gravi violazioni della Convenzione di Ginevra” a Mindat. Da quando vi è stata imposta la legge marziale, il 13 maggio scorso, afferma la CHRO, i militari hanno usato i giovani locali come scudi umani, hanno occupato scuole e ospedali, distrutto proprietà e condotto attacchi con armi pesanti per via aerea e terrestre. Logorati dalla sanguinosa repressione e dagli arresti arbitrari, i combattenti di Mindat sono tra le forze popolari che attualmente in tutto il paese hanno scelto la resistenza armata per opporsi il governo militare.