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Nablus, coloni israeliani attaccano casa palestinese. Muore bimbo di 18 mesi

Un bambino palestinese di un anno e mezzo è morto nella notte vicino Nablus, in Cisgiordania, a causa di un incendio appiccato da alcuni coloni israeliani. Altre tre persone, i familiari, sono rimaste gravemente ferite. 

Il piccolo si chiamava Ali Saad Daubasha. Il padre e la madre, Saad e Reham ed un altro figlio della coppia di 4 anni, Ahmad, sono stati ricoverati in ospedale a Nablus. Secondo i testimoni il padre è riuscito a salvare la moglie e l‘altro bimbo ma non è riuscito ad individuare nel fumo e nel buio il più piccolo Ali.

«Basta far soffrire i bambini. I bambini sono innocenti e non criminali. Da questo brutale attacco, i politici imparino che questo conflitto non ha senso. I palestinesi hanno diritto ad uno Stato», ha dichiarato monsignor William Shomali, vicario patriarcale per Gerusalemme, commentando al Sir l’attentato di Nablus. Un attacco che, afferma il presule, «riporta purtroppo alla memoria la sofferenza di tanti altri bambini, come quelli di Gaza. Una sofferenza invisibile alla stampa. Che questa morte innocente possa scuotere le coscienze. Basta! Basta far soffrire i bambini!».

Un episodio «orribile» per il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, intervistato al Tg2000, il telegiornale di Tv2000. «La situazione – ha aggiunto padre Pizzaballa – è drammatica e angosciante. Pensavamo che dopo le tragedie dell’estate scorsa, potessimo ricominciare a ricostruire poco alla volta, invece, siamo ancora al punto di partenza». Il Custode di Terra Santa ha inoltre commentato le parole del premier israeliano, Benyamin Netanyahu, che ha preso le distanze dal gesto terroristico: «Di fronte a tale orrore non ci si poteva aspettare altro. Adesso attendiamo che oltre alle giuste e doverose manifestazioni di distanza da questo orrore, ci siano anche delle prese di posizione molto chiare sul territorio e fare in modo di evitare che il fondamentalismo religioso di qualsiasi matrice possa determinare fatti sul terreno così drammatici». Padre Pizzaballa ha lanciato, infine, un appello: «Davanti a situazioni così tragiche è necessario essere vicino alla Terra Santa e quindi non abbandonarla. Quello che abbiamo visto è orribile ma non è, non voglio sembrare cinico, un problema per i pellegrini o di sicurezza. Bisogna venire in Terra Santa, portare lavoro e prospettive alle tantissime famiglie che vivono di pellegrinaggio. È necessario portare solidarietà alle persone che stanno soffrendo».

 

«Riteniamo Israele responsabile del brutale assassinio – sono le parole di Saeb Erekat, del dipartimento «Negotiations Affairs» dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). «L’atto è una diretta conseguenza di decenni di impunità che il Governo israeliano ha offerto al terrorismo dei coloni. Dal 2004 si sono registrati oltre 11mila attacchi dei coloni contro case, auto, chiese, moschee, alberi dei Palestinesi in totale impunità. Non possiamo separare questo atto barbarico dalla recente approvazione di nuovi insediamenti da parte del Governo di Israele – prosegue Erekat – un anno fa il presidente palestinese ha chiesto protezione internazionale per il palestinesi, un appello finora ignorato. Chiediamo alla comunità internazionale di porre fine alla sua politica di vuote dichiarazioni e di fare qualcosa per proteggere i palestinesi».