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Nobel Pace a Nadia Murad: Acs, il #MeToo si estende finalmente a perseguitate per la fede

«Istituzioni non confessionali si rendono finalmente conto che nel mondo la libertà religiosa è violata in modo drammatico». Così Alfredo Mantovano e Alessandro Monteduro, presidente e direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), plaudono al Premio Nobel per la Pace oggi conferito a Nadia Murad, yazida rapita e ridotta in schiavitù dallo Stato Islamico a causa della sua religione.

«È un riconoscimento a tutte le donne che come Nadia sono state perseguitate e hanno subito violenza in nome della fede professata», affermano Mantovano e Monteduro ricordando in particolar modo la storia di Rebecca Bitrus, cristiana nigeriana rapita e violentata da esponenti di Boko Haram, che Acs ha portato all’attenzione del mondo in occasione del Colosseo illuminato di rosso lo scorso febbraio. «Nel giugno scorso Acs ha lanciato una campagna di sensibilizzazione in favore delle donne abusate e oppresse perché appartenenti a minoranze religiose. Abbiamo chiesto che il movimento #MeToo andasse oltre Hollywood, interessandosi pure del dramma delle yazide rese schiave da Isis. Il Nobel a Nadia Murad mostra che eravamo nel giusto».

Acs continuerà a richiamare l’attenzione sulla persecuzione e sulle violenze subite dalle donne nel mondo per motivi di fede. Il prossimo 22 novembre a Roma, in occasione della presentazione della nuova edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, la Fondazione ospiterà un’altra ragazza yazida rapita nell’agosto 2014 dallo Stato Islamico e tenuta in schiavitù fino al luglio 2017, che narrerà la sua storia. Congratulandosi per l’assegnazione del Nobel per la Pace a Nadia Murad – premiata assieme al ginecologo congolese Denis Mukwege – Acs coglie l’occasione per un nuovo appello alle istituzioni italiane. «Dal governo italiano – dichiarano Mantovano e Monteduro – attendiamo azioni concrete che pongano al centro il tema della libertà religiosa violata».