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Nonne di Plaza de Mayo al Papa: Ci aiuti a rompere il muro del silenzio

La lettera che le Nonne di Plaza de Mayo hanno consegnato ieri a Papa Francesco: «La dittatura non solo ha rubato i nostri figli e i nostri nipoti, ma anche sciolto tutte le prove che ci avrebbero permesso di sapere che cosa hanno fatto di loro. È per questo che per noi, ogni informazione, per quanto piccola possa sembrare, è un bene fondamentale per individuare i figli dei nostri figli».

“La Sua collaborazione sarà di grande importanza per dare maggiore visibilità alla nostra disperata ricerca agli occhi del mondo”. E’ una lettera scritta con il cuore di donne e di madri quella che ieri la presidente delle Nonne di Plaza de Mayo, Estela de Carlotto, ha consegnato personalmente nelle mani di Papa Francesco. Lo ha incontrato al termine dell’udienza generale. Con lei c’era anche Buscarita Roa, un altro membro dell’associazione che si batte per la memoria dei desaparecidos, vittime della dittatura militare in Argentina e per la ricerca dei loro figli: circa 400 bambini, strappati durante il regime alle madri, dati forzatamente in adozione e così spariti per anni, decenni, nel nulla. Estela de Carlotto aveva incontrato il cardinale Bergoglio già nel 2008 durante una cerimonia in omaggio a Chiara Lubich nella Cattedrale di Buenos Aires. A quel tempo, Carlotto dette una testimonianza sulla vita e sul carisma della fondatrice del Movimento dei Focolari, insieme ad altri rappresentanti di fedi diverse e personalità culturali. Ieri Carlotto ha ricordato al Papa quell’incontro. Il Pontefice, ha abbracciato e benedetto le donne dell’associazione. E loro – secondo quanto riferisce l’Osservatore Romano – definiscono l’incontro con il Santo Padre “un momento storico per tutto il popolo argentino, per la nostra storia e per la nostra speranza”.

Chi sono le nonne di Plaza de Mayo. L’Associazione Nonne di Plaza de Mayo è un’organizzazione nata spontaneamente per la ricerca di tutti i bambini sequestrati e desaparecidos nell’ultima dittatura militare (1976-1983) instaurata in Argentina. La dittatura stabilì un metodo di eliminazione di massa degli oppositori: furono imprigionate-desaparecidas migliaia di persone, con l’uso su grande scala di centri clandestini di detenzione (CCD) dove si procedeva alla loro tortura, al loro assassinio e alla sparizione dei corpi. In quel contesto i figli dei detenuti-desaparecidos furono trattati come “bottino di guerra”: circa 500 bambini vennero appropriati indebitamente e privati della loro identità, e in molti casi portati a vivere con persone che credevano loro genitori e che in realtà furono autori partecipi o occultatori dell’assassinio dei loro veri genitori. In quelle condizioni un gruppo di madri, padri e familiari di desaparecidos iniziarono un movimento di resistenza non violenta. Dal 30 aprile 1977 cominciarono a marciare ogni giovedì intorno alla Piramide de Mayo, nella piazza con lo stesso nome, situata di fronte al palazzo del Governatore. L’ostacolo del silenzio. Quella ricerca disperata dei propri nipoti continua ancora perché il cuore di una madre non si rassegna mai alla scomparsa di un figlio. Oggi quelle “nonne” consegnano la loro speranza al Papa argentino. Nella lettera data ieri e pubblicata oggi on line da “Ciudad Nueva”, le Nonne si augurano che “nel suo nuovo ruolo come la più alta autorità della Chiesa cattolica” il Papa possa “contribuire alla ricerca dei quasi 400 nipoti che ancora non hanno recuperato la loro vera identità”. Le nonne – scrivono – cercano “pacificamente” di ricostruire “ciò che il terrorismo di Stato ha voluto cancellare. In questo lungo viaggio che abbiamo iniziato da sole, nel pericolo, nel dolore, nella paura e nell’ignoranza, uno dei maggiori ostacoli è stato il silenzio. Oggi, grazie a Dio, abbiamo il sostegno di un ampio segmento della società, ma ci sono ancora gruppi che mantengono i patti di silenzio introdotti dal terrorismo di Stato”. L’appello al Papa. “La dittatura non solo ha rubato i nostri figli e i nostri nipoti, ma anche sciolto tutte le prove che ci avrebbero permesso di sapere che cosa hanno fatto di loro. È’ per questo – incalza l’associazione nella lettera al Papa – che per noi, ogni informazione, per quanto piccola possa sembrare, è un bene fondamentale per individuare i figli dei nostri figli”. La richiesta al Santo Padre è precisa: “Chiedere ai membri della Chiesa cattolica di fornire le informazioni che hanno circa la sorte dei nostri nipoti scomparsi”. E ancora: “vi preghiamo di aprire gli archivi del Vaticano, così come quelli che si trovano negli arcivescovadi di Argentina, per vedere se ci sono alcuni dati che ci permettono di trovare uno qualsiasi dei nostri nipoti”. L’appello è intriso di tutto il dolore vissuto in questi lunghi anni di ricerca disperata. “Sono passati 35 anni – scrivono le Nonne – da quando abbiamo iniziato a cercare i nostri familiari: desideriamo riabbracciare i nostri nipoti e raccontare la loro storia. Quindi, per favore Santità dica ai membri della Chiesa e si suoi fedeli che è un dovere cristiano fornire informazioni sulla sorte dei bambini scomparsi in Argentina. Li avverta che è un peccato nascondere i crimini elencati dalla comunità giuridica internazionale come crimini contro l’umanità”.