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Orrore in Pakistan, ogni anno mille ragazze cristiane e indù stuprate da musulmani

Grande preoccupazione anche da parte dei vescovi. Le fanciulle vengono poi costrette a nozze islamiche. È una forma odiosa di persecuzione religiosa che non viene adeguatamente contrastata dalle autorità. C'è anche il sospetto che molti casi non vengano neppure denunciati per timore di ritorsioni. La Chiesa cattolica pakistana ha celebrato una domenica di raccoglimento e preghiera.

Secondo un rapporto elaborato dal «Movimento per la solidarietà e la pace», coalizione di Ong, associazioni ed enti fra i quali la Commissione «giustizia e pace» dei vescovi pakistani, ogni anno circa mille ragazze delle minoranze religiose cristiane e indù vengono rapite, stuprate e costrette a nozze islamiche. Sette anni, cristiana, stuprata. Ha sette anni Saira, la bambina cristiana violentata il giorno di Pasqua da un musulmano, in un villaggio del distretto di Sialkot, nella regione del Punjab, in Pakistan. «Questi casi sono frequenti – ha dichiarato all’Agenzia Fides, l’avvocato Sardar Mushtaq Gill, a capo dell’Ong ‘Lead’, che rappresenta la famiglia – gli abusi sulle donne e sulle bambine da parte di uomini musulmani sono esemplificativi di come le minoranze in Pakistan vivano sotto costante paura di persecuzione. Crediamo che molti casi di violenze non vengano denunciati». La bambina è stata ricoverata in ospedale solo tre giorni dopo l’abuso. Alcuni musulmani hanno fatto pressione con la sua famiglia perché non presentasse denuncia, che però è stata presentata contro lo stupratore e altre due persone. La polizia ha disposto un esame medico che ha confermato lo stupro.

Altri casi. Secondo un rapporto inviato all’Agenzia Fides – elaborato dal “Movimento per la solidarietà e la pace” – ogni anno circa mille ragazze delle minoranze religiose cristiane e indù vengono rapite, stuprate e costrette a nozze islamiche. Fra i casi più clamorosi, quello della 15enne cristiana Fouzia Bibi, violentata a gennaio 2013 nel distretto di Kasur da due musulmani e quello di un’altra studentessa minorenne cristiana, stuprata a luglio 2013 da un ragazzo musulmano sotto la supervisione di due uomini armati. Inoltre, a dicembre del 2012, una bambina indù di 6 anni Wijenti Meghwar, è stata violentata mentre giocava in strada nella città di Ghulam Nabi Shah, nella provincia del Sindh.

La Chiesa cattolica pakistana ha celebrato una domenica di raccoglimento e preghiera per la pronta guarigione di Sara e il rilascio di Sawan Masih e Asia Bibi, condannate a morte per blasfemia. In molte chiese, si sono tenute preghiere e fiaccolate, per chiedere giustizia delle violenze ai danni di vittime innocenti. Come riferisce Asia News, attivisti pro diritti umani e sacerdoti denunciano una situazione che ha ormai superato la soglia di criticità, nella più totale assenza delle istituzioni e delle autorità preposte a garanzia della sicurezza. P. Ayub John, sacerdote nel Punjab e attivo nella tutela dei minori, parla di atti «brutali» in «continuo aumento». Cita un recente rapporto sulla violenza sulle donne: nel 2013, vi sono stati 370 casi di violenze sessuali, di cui 185 di gruppo; 1.603 gli omicidi d’onore e 2.133 gli abusi, 406 casi di matrimoni forzati, di cui 176 riguardanti minorenni; gli assassini in seguito all’accusa di adulterio sono 220 e 887 i casi di torture inflitte dalla polizia. La provincia che ha fatto registrare il maggior numero di casi è il Punjab (2.602), seguita da Sindh (1.883), Khyber-Pakhtunkhua (1.181) e Baluchistan (864). Solo una minima parte dei casi di violenze vengono registrati (poco più del 10%), quindi il numero effettivo è di gran lunga maggiore dei dati statistici ufficiali.