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Pakistan, morto il ragazzo cristiano bruciato vivo da giovani musulmani

Lahore (Agenzia Fides) - Nauman Masih, il 14enne cristiano pakistano, che è stato dato alle fiamme da un gruppo di giovani musulmani sconosciuti alcuni giorni fa, è deceduto questa mattina nell’ospedale di Lahore.

Lo apprende l’Agenzia Fides da fonti locali in Pakistan. Il ragazzo era stato fermato e aggredito dopo aver dichiarato di essere cristiano. I giovani lo hanno cosparso di benzina. Aveva riportato gravi ustioni sul 55% del corpo.

Secondo alcuni osservatori, il gesto può essere una vendetta dopo il linciaggio di due musulmani avvenuto a Youhanabad – dichiarati innocenti – in seguito all’attentato alle due chiese del 15 marzo.

Dopo il linciaggio pubblico a Lahore la polizia ha perquisito molte abitazioni a Youhanabad e arrestato oltre 100 giovani cristiani per rintracciare i colpevoli. «I cristiani hanno condannato il linciaggio, dicendo apertamente che è un grande crimine. Tuttavia in numerosi casi in passato cristiani innocenti sono stati bruciati vivi: ricordiamo gli attacchi di massa al quartiere cristiano a Gojra, Shantinagar, o i due coniugi cristiani arsi vivi in una fornace di mattoni a novembre 2014», nota a Fides p. James Channan, domenicano, Direttore del «Peace Center» a Lahore, impegnato a promuovere iniziative, di pace, armonia, riconciliazione, dialogo interreligioso.

«Questo episodio dimostra l’odio che circola nella società. Abbiamo bisogno di una grande opera di dialogo e di armonia tra credenti di religioni diverse» nota P. Channan.

Shahbaz Sharif, Primo ministro del Punjab, ha chiesto che i responsabili siano arrestati. Il Direttore del «Peace Center» conclude: «Direi che oggi siamo nel periodo storico peggiore per la vita dei cristiani in Pakistan. Discriminazione, sofferenza, oppressione spesso diventano vera persecuzione. Oggi chiediamo al governo: dove’è la giustizia? Dove sono i colpevoli dei tanti episodi di violenza gratuita commessa sui cristiani?».

Mervyn Thomas, direttore dell’Ong «Christian Solidarity Worldwide» afferma in una nota inviata a Fides: «Preghiamo per il giovane e per la sua famiglia. Credere che si possa uccidere un ragazzo per una semplice professione di fede è profondamente preoccupante. La cultura dell’impunità deve finire, e alle minoranze religiose devono essere garantiti i diritti di tutti i cittadini in Pakistan».