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Papa Francesco: “preoccupato per la sopravvivenza dei cristiani nel Medio Oriente”

“State attenti al chiacchiericcio”. “I drammi degli ultimi mesi non ci devono far dimenticare l’amata e martoriata Siria”. Appello per “equa e giusta soluzione”

“Siete giustamente preoccupati della sopravvivenza dei cristiani nel Medio Oriente – anche io: è una preoccupazione!”. Lo ha esclamato il Papa, ricevendo in udienza i membri del Sinodo della Chiesa Greco-Melchita, la cui presenza “da decenni ormai ha una dimensione mondiale”, ha sottolineato Francesco: “Il patriarca mi chiedeva di ordinare vescovi da tante parti: esistono eparchie per l’Australia e l’Oceania, negli Stati Uniti e nel Canada, in Venezuela e Argentina, soltanto per citarne alcune; e molti sono i fedeli anche in Europa, per quanto essi non abbiano ancora avuto la possibilità di essere riuniti in circoscrizioni ecclesiastiche loro proprie”. Per il Papa, “questo aspetto rappresenta senza dubbio una sfida, ecclesiale ma anche culturale e sociale, non senza difficoltà e ostacoli”, ma “è anche una grande occasione: quella di rimanere radicati nelle proprie tradizioni e origini, aprendovi però all’ascolto dei tempi e dei luoghi in cui siete disseminati, per rispondere a quello che il Signore chiede oggi alla vostra Chiesa”.

“All’interno del Sinodo, vi incoraggio a esercitare le vostre competenze con tanta saggezza”, la raccomandazione di Francesco: “so che sono avviate riflessioni in alcune Chiese Orientali circa il ruolo e la presenza dei vescovi emeriti, specie quelli con più di ottanta anni, che in taluni Sinodi sono un numero consistente. Un altro capitolo è quello delle elezioni dei vescovi, per le quali vi prego di riflettere sempre bene e di pregare lo Spirito Santo perché vi illumini, preparando adeguatamente e con largo anticipo il materiale e le informazioni sui diversi candidati, superando ogni logica di partigianeria e di equilibri tra Ordini religiosi di provenienza”. “Far risplendere il volto della Chiesa, che Cristo si è acquistato con il suo sangue, tenendo lontane divisioni e mormorazioni, che non fanno altro che scandalizzare i piccoli e disperdere il gregge a voi affidato”, l’invito del Papa, che ha ribadito: “state attenti al chiacchiericcio. Per favore, niente. Se uno ha una cosa da dire all’altro, la dica in faccia, con carità, ma in faccia. Come uomini. La può dire in faccia da solo, la può dire in faccia davanti agli altri: correzione fraterna. Ma mai sparlare dell’altro con un altro, questo non si fa. Questo è un tarlo che distrugge la Chiesa. Siamo coraggiosi. Guardiamo come Paolo ha detto in faccia a Giacomo tante cose. Anche a Pietro. E poi si fa l’unità, la vera unità, tra uomini. Mandate via ogni sorta di chiacchiericcio, per favore. E poi il popolo si scandalizza: guarda i preti, guarda i vescovi, si spellano tra loro! Mi raccomando: quello che dovete dirvi, in faccia, sempre”.

Poi un appello “a tutti coloro che hanno responsabilità, dentro il Paese e nella Comunità internazionale, perché si possa giungere ad una equa e giusta soluzione al dramma della Siria”. “I drammi degli ultimi mesi, che tristemente ci costringono a volgere lo sguardo all’est dell’Europa, non ci devono far dimenticare quello che da dodici anni si consuma nella vostra terra”, ha detto Francesco: “Io ricordo, il primo anno di pontificato, quando era preparato un bombardamento sulla Siria, che abbiamo convocato una notte di preghiera, qui, in San Pietro, così anche c’era il Santissimo Sacramento e la piazza piena, che pregava. C’erano anche dei musulmani, che avevano portato il loro tappeto e pregavano con noi. E lì è nata quell’espressione: ‘amata e martoriata Siria’. Migliaia di morti e feriti, milioni di rifugiati interni e all’estero, l’impossibilità di avviare la necessaria ricostruzione”. “In più di una occasione mi è capitato di incontrare e sentire il racconto di qualche giovane siriano giunto qui, e mi ha colpito il dramma che portava dentro di sé, per quanto ha vissuto e visto, ma anche il suo sguardo, quasi prosciugato di speranza, incapace di sognare un futuro per la sua terra”, ha raccontato il Papa: “Non possiamo permettere che anche l’ultima scintilla di speranza sia tolta dagli occhi e dai cuori dei giovani e delle famiglie! E rinnovo quindi l’appello a tutti coloro che hanno responsabilità, dentro il Paese e nella Comunità internazionale, perché si possa giungere ad una equa e giusta soluzione al dramma della Siria”. “Avete chiesto di poter celebrare la vostra convocazione annuale a Roma, presso le tombe dei santi Apostoli Pietro e Paolo, e a quelle di molti martiri che hanno dato la vita per fedeltà al Signore Gesù”, ha esordito Francesco: “Abbiamo bisogno della loro intercessione, perché anche nel nostro tempo, in società che alcune analisi definiscono ‘liquide’, con legami leggeri che moltiplicano le solitudini e l’abbandono dei più fragili, la comunità cristiana abbia il coraggio di testimoniare il nome di Cristo, autore e perfezionatore della nostra fede. Tra i Successori di Pietro sono annoverati anche alcuni nati in Siria, e questo ci fa sentire da un lato il respiro cattolico della Chiesa di Roma, chiamata a presiedere nella carità e ad avere la sollicitudo Ecclesiarum omnium, e dall’altro ci fa andare pellegrini nella terra ove alcuni di voi, iniziando dal Patriarca Youssef, sono vescovi: l’amata e martoriata Siria”.