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Parlamento Ue: il toscano Sassoli nuovo presidente. Il «grazie» a Tajani

L'eurodeputato fiorentino del Pd, eletto in Toscana, David-Maria Sassoli è il nuovo presidente del Parlamento europeo. È stato eletto con 345 voti su 704 votanti. Giovane militante in associazioni cattoliche, giornalista, è al terzo mandato a Strasburgo.

(Strasburgo) David-Maria Sassoli è il nuovo presidente del Parlamento europeo. È stato eletto con 345 voti. Votanti 704; schede bianche e nulle 37; voti validi 667; maggioranza necessaria per l’elezione 334. Gli altri candidati hanno ricevuto voti: Ska Keller, 119; Sira Rego, 43; Jan Zahradil, 160. Sassoli è nato a Firenze il 30 maggio del 1956. Alle spalle una lunga carriera giornalistica: da principio in piccoli giornali e agenzie di stampa, poi al Giorno, dal 1992 al Tg3. Nel 1999 arriva alla redazione del Tg1 (volto noto della conduzione televisiva), di cui diviene nel 2007 vicedirettore.

Da giovane si è impegnato in associazioni educative e in movimenti giovanili cattolici. Il 7 giugno del 2009 è stato eletto europarlamentare del Partito democratico con oltre 400mila preferenze. Nel 2014 si ricandida alle elezioni europee nella circoscrizione del Centro e ottiene oltre 200mila preferenze. Il 1° luglio dello stesso anno viene eletto vicepresidente del Parlamento europeo. Il 26 maggio 2019 è stato eletto per la terza volta parlamentare europeo nell’Italia centrale con 128.533 voti.

La presidenza dell’Europarlamento rimane dunque italiana: Sassoli raccoglie il testimone da Antonio Tajani che, nel discorso di insediamento, Sassoli ha ringraziato: «Permettetemi di ringraziare il presidente Antonio Tajani per il lavoro svolto in questo Parlamento, per il suo grande impegno e la sua dedizione a questa istituzione».

Prendendo posto come presidente del Parlamento europeo David Maria Sassoli, ha ringraziato con emozione gli eurodeputati che lo hanno eletto a guidare l’istituzione «che più di ogni altra ha un legame diretto con i cittadini, che ha il dovere di rappresentarli e difenderli». Ed è a loro che si è rivolto nel suo discorso inaugurale, in cui ha posto subito le pietre angolari della sua presidenza: «La nostra libertà è figlia della giustizia che sapremo conquistare e della solidarietà che sapremo sviluppare». «Ha inizio una legislatura che gli avvenimenti caricano di grande responsabilità perché nessuno può accontentarsi di conservare l’esistente», ha affermato il neo presidente. Le trasformazioni epocali «hanno bisogno di nuove idee, del coraggio di saper coniugare grande saggezza e massimo d’audacia», come quelle che ebbero i padri fondatori, ha ricordato Sassoli. Serve «forza di rilanciare il nostro processo di integrazione» e rendere l’Ue «capace di rispondere in modo più forte alle esigenze dei nostri cittadini e dare risposte vere alle loro preoccupazioni, al loro sempre più diffuso senso di smarrimento». E poi occorre difendere e promuovere i «valori fondanti di libertà, dignità e solidarietà», ogni giorno, dentro e fuori l’Ue. Serve anche che «le nostre regole economiche» coniughino «crescita, protezione sociale e rispetto dell’ambiente».

«Non siamo un incidente della storia, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia. Se siamo europei è anche perché siamo innamorati dei nostri Paesi. Ma il nazionalismo che diventa ideologia e idolatria produce virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi». David Sassoli nel suo discorso, ha ricordato la propria «storia scritta sul dolore», uguale a quella di tanti altri cittadini europei, segnata dal «desiderio di fraternità che ritroviamo ogni qual volta la coscienza morale impone di non rinunciare alla propria umanità e l’obbedienza non può considerarsi virtù». Parlando dei compiti del nuovo Parlamento, Sassoli ha fatto riferimento al «rafforzamento delle procedure per rendere il Parlamento protagonista di una completa democrazia europea» e della necessità che «l’Europa migliori in ambito sociale e nella protezione delle persone». Rivolgendosi ai «signori del Consiglio europeo» ha affermato che è «arrivato il momento di discutere la riforma del Regolamento di Dublino che quest’aula, a stragrande maggioranza, ha proposto nella scorsa legislatura»; e poi l’ambiente: le istituzioni «devono sentire il dovere di rispondere con più coraggio alle domande dei nostri giovani» per salvare il pianeta.

Un saluto ha rivolto anche ai Capi di Stato e di Governo dei 28 Paesi dell’Ue, agli eurodeputati Brexit, in questo «passaggio politico che deve essere portato avanti con ragionevolezza, nel dialogo e con amicizia, ma sempre nel rispetto delle regole e delle rispettive prerogative»; un saluto agli Stati che hanno chiesto di aderire all’Ue. E ha concluso: l’Europa ha ancora molto da dire se «sapremo mettere le ragioni della lotta politica al servizio dei nostri cittadini, se il Parlamento ascolterà i loro desideri e le loro paure e le loro necessità», mettendoci «cuore e ambizione».