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Premio Sacharov, Sentsov: «è per tutti i prigionieri politici ucraini nelle prigioni russe»

Oggi al Parlamento europeo in seduta plenaria la consegna del Premio Sacharov 2018 al regista ucraino Sentsov, a lungo recluso in Russia. «Non mi fido di Putin e lancio un appello perché non vi fidiate nemmeno voi», ha detto nel suo breve discorso.

(Strasburgo) «Non avrei immaginato che il mio nome fosse associato alla lista dei nomi di coloro che hanno ricevuto il premio Sacharov». Esordisce così Oleg Sentsov alla cerimonia di conferimento del premio oggi di fronte agli eurodeputati che nel 2018 avevano attribuito a lui, che si trovava in prigione, il riconoscimento. «È un onore enorme e una grande responsabilità», ha continuato. «Accetto il premio non a titolo personale, ma per tutti i prigionieri politici ucraini che si trovano nelle prigioni russe» e per tutti gli attivisti che lottano per l’indipendenza. Sentsov era stato arrestato, processato e condannato a 20 anni di reclusione con l’accusa di aver complottato e programmato atti terroristici, in relazione al suo impegno per l’indipendenza della Crimea. Dopo 5 anni di detenzione scontati in Siberia, Sentsov è stato liberato lo scorso settembre nel quadro di uno scambio di prigionieri di guerra.

«Non mi fido di Putin e lancio un appello perché non vi fidiate nemmeno voi»: Oleg Sentsov dalla tribuna in emiciclo pronuncia poche parole nel suo discorso. «Vogliono l’Ucraina in ginocchio», «vogliono dominare con la forza», ha denunciato il regista. E poi ancora: «Se allacciate rapporti con la Russia, passando sopra l’Ucraina, ricordatevi di tutti coloro che sono stati arrestati, torturati, uccisi, dei giovani che proprio in questo momento sono in trincea per la nostra ma anche per la vostra libertà». Parla con decisione, ma senza foga, con occhi che percorrono l’emiciclo e un viso che non accenna a tradire alcuna emozione. Dedica alcune parole del suo breve discorso all’Unione europea che, «nonostante le posizioni diverse», «continua a svilupparsi ed è esempio per tutti noi». È all’Europa che l’Ucraina guarda perché «non vede altra via d’uscita e possibilità di sopravvivenza». «Viva l’Ucraina», le parole conclusive di Sentsov.