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Primo maggio: Caritas, dossier su disoccupazione, sfruttamento e schiavitù in Asia

Dopo quelli dedicati ai temi della crisi in Grecia, del conflitto in Siria e della condizione dei carcerati ad Haiti, arriva a ridosso del 1° maggio - Festa del lavoro, il quarto Dossier Caritas dal titolo «Lavoro dignitoso per tutti. Disoccupazione, sfruttamento, riduzione in schiavitù ledono i diritti umani fondamentali».

«Al centro di ogni questione, specialmente quella lavorativa va sempre posta la persona e la sua dignità», così papa Francesco lo scorso 25 marzo è tornato a parlare di lavoro, condannandone sia l’assenza che lo sfruttamento. Il Dossier, consultabile sul sito www.caritasitaliana.it, approfondisce con dati e testimonianze proprio il dramma dello sfruttamento del lavoro nel mondo e in Asia, ed in particolare in Tailandia (tristemente celebre per l’industria del sesso a pagamento), India, Bangladesh e Sri Lanka. «Il livello di occupazione – ricorda il Dossier – ha risentito della crisi economica e di altri fenomeni globali, soprattutto nei Paesi industrializzati. Ovunque, la vera sfida è quella per il ‘lavoro decente’ e la lotta allo sfruttamento. Tratta a fini di prostituzione, sfruttamento dei minori, lavoratori migranti sottopagati sono fenomeni che rendono ingiusto ciò che invece dovrebbe nobilitare». L’analisi presentata nel dossier evidenzia le sofferenze e le ferite anche invisibili patite dai più deboli.

Sullo sfruttamento non esistono statistiche aggregate che ne indichino le dimensioni globali, si legge nel Dossier. Nello Sri Lanka, ad esempio, secondo l’Ilo questo valore viene fissato al 3,5% del numero degli occupati, ma potrebbe essere sottostimato. Nell’Asia del sud, prosegue il Dossier, degli 82 milioni di posti di lavoro creati fra il 2014 e il 2018, ben 47 milioni «non saranno sufficienti a permettere un’uscita dallo stato di povertà». Sebbene calati a livello globale dai 246 milioni del 2008 agli attuali 168 milioni, sono ancora troppo elevati i numeri del lavoro infantile. Le vittime del child labour (lavoro continuativo in cambio di un misero salario) sono 5,8 milioni in India, 5 milioni in Bangladesh, 3,4 in Pakistan e 2 in Nepal. Una vera emergenza è quella dei suicidi dei contadini in India, unica possibilità di sottrarsi a condizioni di vita durissime. «Occorre – denuncia il Dossier – alzare la nostra voce contro ogni ‘struttura di peccato’ che umilia sistematicamente milioni di persone. Occorre affrontare con decisione il problema della ‘povertà nel lavoro’, di coloro che vivono ai margini, nonostante un’occupazione. Occorre un approccio completamente nuovo e responsabile, a livello personale, collettivo. E politico. A partire dalle istituzioni europee e internazionali».