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Profughi: Piano Commissione Ue per «alleggerire» Italia, Grecia e Ungheria. Quote obbligatorie

L’Esecutivo Ue presenta un «pacchetto complessivo di proposte» con l’intento di sollevare «gli Stati membri più sollecitati - segnatamente Grecia, Italia e Ungheria -, proponendo di ricollocare in altri Stati membri» 120mila persone «in evidente bisogno di protezione internazionale».

(Sir Europa – Strasburgo) – «In base all’agenda europea sulla migrazione dello scorso maggio, la Commissione europea presenta oggi un pacchetto complessivo di proposte volte ad aiutare gli Stati membri dell’Ue e i Paesi limitrofi ad affrontare la crisi dei rifugiati e le ragioni profonde che spingono a cercar rifugio in Europa». È la premessa in base alla quale l’Esecutivo Ue presenta, nella sede del Parlamento europeo a Strasburgo, un «pacchetto complessivo di proposte», nel senso della solidarietà comunitaria e della risposta emergenziale alle migrazioni, e con l’intento di sollevare «gli Stati membri più sollecitati – segnatamente Grecia, Italia e Ungheria -, proponendo di ricollocare in altri Stati membri» 120mila persone «in evidente bisogno di protezione internazionale». Questa cifra si aggiunge alle 40mila che la Commissione in maggio proponeva di ricollocare dalla Grecia e dall’Italia, «per le quali – chiariscono i commissari – si attende tuttora una decisione del Consiglio». Secondo il Collegio guidato da Jean-Claude Juncker, «le misure odierne aiuteranno inoltre gli Stati membri che devono affrontare un numero crescente di richiedenti asilo, grazie a un sistema più rapido di trattamento delle domande mediante un elenco europeo comune di Paesi d’origine» definiti «sicuri».

Non mancano – nell’iniziativa odierna della Commissione – norme per «migliorare l’efficacia della politica di rimpatrio» e la proposta di un fondo fiduciario di 1,8 miliardi di euro per «affrontare le cause profonde della migrazione africana». Infine, la Commissione e il Servizio europeo per l’azione esterna (affidato all’italiana Federica Mogherini) affrontano la «dimensione esterna» della crisi dei rifugiati». Sette i capitoli della proposta della Commissione, che farà da base alla discussione al Consiglio straordinario «Affari interni» dedicato alla migrazione del 14 settembre a Bruxelles. Il primo riguarda, appunto, la proposta legislativa relativa alla ricollocazione di emergenza di 120mila rifugiati, dall’Italia (15.600), dalla Grecia (50.400) e dall’Ungheria (54.000). «La ricollocazione segue una chiave di distribuzione obbligatoria fondata su criteri obiettivi e quantificabili (40% per il volume della popolazione, 40% per il Pil, 10% per la media delle domande di asilo presentate in passato, 10% per il tasso di disoccupazione)». Proposta che si somma alla ricollocazione di 40mila persone già avanzata dalla Commissione. La ricollocazione sarà corredata di un sostegno pari a 780 milioni di euro dal bilancio Ue. La Commissione specifica: «Se, per motivi giustificati e obiettivi come, ad esempio, una calamità naturale, uno Stato membro non può temporaneamente partecipare» alla ricollocazione, «sarà tenuto a versare un contributo finanziario all’Ue per un importo dello 0,002% del suo Pil».

Il secondo capitolo della proposta della Commissione sui rifugiati attiene a un meccanismo permanente di ricollocazione per tutti gli Stati membri, che di fatto supera gli accordi di Dublino in materia di asilo. Terzo elemento: un elenco europeo comune dei Paesi d’origine definiti «sicuri» in base alle normative sull’asilo, in modo da facilitare le procedure. La Commissione propone di inserire Albania, Bosnia-Erzegovina, Repubblica iugoslava di Macedonia, Kosovo, Montenegro, Serbia e Turchia in tale elenco, di fatto responsabilizzando i Paesi candidati all’adesione all’Ue. Quarto punto: la Commissione chiede di migliorare l’efficacia della politica di rimpatrio, mediante un «manuale comune sul rimpatrio» e un «piano d’azione Ue». Non da ultimi, i tre capitoli inerenti: la Comunicazione sulle norme degli appalti pubblici per le misure di sostegno dei rifugiati; affrontare la dimensione esterna della crisi dei rifugiati (azione politica e diplomatica, sostegni finanziari a Paesi che accolgono rifugiati fuori dall’Ue, come ad esempio Giordania, Libano e Turchia); istituzione di un fondo fiduciario per l’Africa (l’Esecutivo ha stanziato 1,8 miliardi di euro per la stabilità politica e per affrontare le cause profonde della migrazione irregolare in Africa).