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“Radici cristiane”, gli appelli del Papa

Giovanni Paolo II è intervenuto numerose volte sul tema delle “radici cristiane” dell’Europa e sul ruolo delle Chiese nella nuova Costituzione Europea. Di seguito, in ordine cronologico, gli interventi più significativi.• Discorso al Corpo Diplomatico (13 gennaio 2003)• Esortazione postsinodale “Ecclesia in Europa” (28 giugno 2003• Angelus 13 luglio 2003• Angelus 20 luglio 2003• Angelus 27 luglio 2003• Angelus 3 agosto 2003• Angelus 10 agosto 2003• Angelus 17 agosto 2003• Angelus 24 agosto 2003• Messaggio al 24° Meeting di rimini (24 agosto 2003)• Angelus 31 agosto 2003 (…) L’Europa di oggi, contemporaneamente unita e allargata. Essa ha saputo abbattere i muri che la sfiguravano. Si è impegnata nell’elaborazione e nella costruzione di una realtà capace di coniugare unità e diversità, sovranità nazionale e azione comune, progresso economico e giustizia sociale. Questa Europa nuova porta in sé i valori che hanno fecondato, per due millenni, un’arte di pensare e di vivere di cui il mondo intero ha beneficiato. Fra questi valori, il cristianesimo occupa un posto privilegiato avendo dato origine a un umanesimo che ha impregnato la sua storia e le sue istituzioni. Ricordando tale patrimonio, la Santa Sede e l’insieme delle Chiese cristiane hanno insistito presso i redattori del futuro Trattato costituzionale dell’Unione Europea affinché in esso figuri un riferimento alle Chiese e alle istituzioni religiose. Infatti, sembra augurabile che, nel pieno rispetto della laicità, siano riconosciuti tre elementi complementari: la libertà religiosa nella sua dimensione non solo individuale e cultuale, ma pure sociale e comunitaria; l’opportunità di un dialogo e di una consultazione strutturati fra i Governi e le comunità dei credenti; il rispetto dello statuto giuridico di cui le Chiese e le istituzioni religiose già godono negli Stati membri dell’Unione. Un’Europa che rinnegasse il proprio passato, che negasse il fatto religioso e non tenesse in conto alcuna dimensione spirituale, risulterebbe fortemente sminuita di fronte al progetto ambizioso che mobilita le sue energie: costruire l’Europa di tutti! (…)Testo integrale del Discorso al Corpo DiplomaticoTorna su

7. Tra i tanti aspetti, ampiamente richiamati anche in occasione del Sinodo,(15) vorrei ricordare lo smarrimento della memoria e dell’eredità cristiane, accompagnato da una sorta di agnosticismo pratico e di indifferentismo religioso, per cui molti europei danno l’impressione di vivere senza retroterra spirituale e come degli eredi che hanno dilapidato il patrimonio loro consegnato dalla storia. Non meravigliano più di tanto, perciò, i tentativi di dare un volto all’Europa escludendone la eredità religiosa e, in particolare, la profonda anima cristiana, fondando i diritti dei popoli che la compongono senza innestarli nel tronco irrorato dalla linfa vitale del cristianesimo. (…)

114. Alle stesse Istituzioni europee e ai singoli Stati dell’Europa chiedo insieme con i Padri Sinodali (179) di riconoscere che un buon ordinamento della società deve radicarsi in autentici valori etici e civili il più possibile condivisi dai cittadini, osservando che tali valori sono patrimonio, in primo luogo, dei diversi corpi sociali. È importante che le Istituzioni e i singoli Stati riconoscano che, tra questi corpi sociali, vi sono anche le Chiese e le Comunità ecclesiali e le altre organizzazioni religiose. A maggior ragione, quando esistono già prima della fondazione delle nazioni europee, non sono riducibili a mere entità private, ma operano con uno specifico spessore istituzionale, che merita di essere preso in seria considerazione. Nello svolgimento dei loro compiti, le diverse istituzioni statali ed europee devono agire nella consapevolezza che i loro ordinamenti giuridici saranno pienamente rispettosi della democrazia, se prevederanno forme di « sana collaborazione » (180) con le Chiese e le organizzazioni religiose.

Alla luce di quanto ho appena sottolineato, desidero ancora una volta rivolgermi ai redattori del futuro trattato costituzionale europeo, affinché in esso figuri un riferimento al patrimonio religioso e specialmente cristiano dell’Europa. Nel pieno rispetto della laicità delle istituzioni, mi auguro soprattutto che siano riconosciuti tre elementi complementari: il diritto delle Chiese e delle comunità religiose di organizzarsi liberamente, in conformità ai propri statuti e alle proprie convinzioni; il rispetto dell’identità specifica delle Confessioni religiose e la previsione di un dialogo strutturato fra l’Unione Europea e le Confessioni medesime; il rispetto dello statuto giuridico di cui le Chiese e le istituzioni religiose già godono in virtù delle legislazioni degli Stati membri dell’Unione.Testo integrale dell’Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Europa Torna su Carissimi Fratelli e Sorelle!1. In questo momento storico, nel quale è in atto un importante processo di riunificazione dell’Europa attraverso l’allargamento dell’Unione Europea ad altri Paesi, la Chiesa osserva con uno sguardo pieno di amore questo Continente. Accanto a tante luci, non mancano alcune ombre. A un certo smarrimento della memoria cristiana si accompagna una sorta di paura nell’affrontare il futuro; a una diffusa frammentazione dell’esistenza si uniscono non di rado il diffondersi dell’individualismo e un crescente affievolirsi della solidarietà inter-personale. Si assiste come a una perdita della speranza, alla cui radice sta il tentativo di far prevalere un’antropologia senza Dio e senza Cristo. Paradossalmente, la culla dei diritti umani rischia così di smarrirne il fondamento, eroso dal relativismo e dall’utilitarismo.2. Nell’Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa, che ho promulgato lo scorso 28 giugno, ho voluto riprendere queste tematiche di urgente attualità, largamente dibattute nel corso dell’Assemblea sinodale dell’ottobre 1999.“Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa”: questo è l’annuncio che i credenti non cessano di rinnovare, consapevoli delle enormi possibilità che offre l’ora presente, ma consci, al tempo stesso, delle sue “gravi incertezze a livello culturale, antropologico, etico e spirituale” (n. 3).La cultura europea dà l’impressione di “un’«apostasia silenziosa» da parte dell’uomo sazio, che vive come se Dio non esistesse” (n. 9). L’urgenza allora più grande che attraversa l’Europa, “a Est come ad Ovest, consiste in un accresciuto bisogno di speranza, così da poter dare senso alla vita e alla storia e camminare insieme” (n. 4).3. Ma come soddisfare un così profondo anelito di speranza? Occorre ritornare a Cristo e ripartire da Lui. La Chiesa – ho scritto nell’Esortazione – ha da offrire all’Europa il bene più prezioso, che nessun altro può darle: la fede cioè in Gesù Cristo, “fonte della speranza che non delude” (n. 18).Maria, aurora di un mondo nuovo, vegli sulla Chiesa in Europa e la renda pronta ad annunciare, celebrare e servire il Vangelo della speranza. Torna su Carissimi Fratelli e Sorelle!1. Negli ultimi mesi si è lavorato intensamente alla redazione della nuova Costituzione Europea, la cui versione definitiva sarà approvata dalla Conferenza intergovernativa a partire dal prossimo ottobre. A questo importante compito, che interessa tutte le componenti della società europea, anche la Chiesa sente di dover offrire il proprio contributo.Essa ricorda, fra l’altro, come notavo nella Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa, che “l’Europa è stata ampiamente e profondamente penetrata dal cristianesimo” (n. 24). Esso costituisce, nella complessa storia del Continente, un elemento centrale e qualificante, che è andato consolidandosi sul fondamento dell’eredità classica e dei diversi contributi offerti dai flussi etnico-culturali succedutisi lungo i secoli.2. Si può allora ben dire che la fede cristiana ha plasmato la cultura dell’Europa facendo un tutt’uno con la sua storia e, nonostante la dolorosa divisione tra Oriente ed Occidente, il cristianesimo è diventato “la religione degli Europei stessi” (ibid.). Il suo influsso è rimasto notevole anche nell’epoca moderna e contemporanea, malgrado il forte e diffuso fenomeno della secolarizzazione.La Chiesa sa che il suo interesse per l’Europa scaturisce dalla sua stessa missione. In quanto depositaria del Vangelo, ha promosso quei valori che hanno reso universalmente apprezzata la cultura europea. Questo patrimonio non può essere disperso. Anzi, la nuova Europa va aiutata “a costruire se stessa rivitalizzando le radici cristiane che l’hanno originata” (cfr n. 25).3. Maria, Madre della speranza, vegli sulla Chiesa in Europa perché diventi sempre più “trasparente al Vangelo”, sia luogo dove crescono la comunione e l’unità, così che il volto di Cristo risplenda nel suo pieno fulgore per la pace e la gioia di ogni abitante del Continente europeo. Torna su Carissimi Fratelli e Sorelle!1. La Chiesa ha ricevuto da Cristo risorto il mandato di proclamare il Vangelo sino agli estremi confini della terra. In queste domeniche ho avuto modo più volte di ricordare che a questo compito sono chiamate, in modo singolare, le Comunità ecclesiali d’Europa. Sì, in questo Continente occorre che tutti i credenti sappiano ritrovare l’entusiasmo evangelico dell’annuncio e della testimonianza.Se alcune regioni e alcuni ambienti attendono addirittura un primo annuncio del Vangelo, ovunque, però, c’è bisogno che esso sia rinnovato. Spesso, infatti, la conoscenza del cristianesimo è data per scontata mentre, in realtà, la Bibbia è poco letta e studiata, la catechesi non è sempre approfondita, i Sacramenti sono poco frequentati. In tal modo, al posto dell’autentica fede si diffonde un sentimento religioso vago e poco impegnativo, che può diventare agnosticismo e ateismo pratico.2. L’Europa di oggi esige la presenza di cattolici adulti nella fede e di comunità cristiane missionarie che testimonino l’amore di Dio a tutti gli uomini (cfr Ecclesia in Europa, 50).Questo rinnovato annuncio di Cristo domanda di essere accompagnato da una profonda unità e comunione all’interno della Chiesa, come pure da un sincero impegno in campo ecumenico e nel dialogo con i seguaci delle altre religioni. Il Vangelo è luce che investe tutto il vasto campo della vita sociale: dalla famiglia, alla cultura, alla scuola e all’università, ai giovani, ai mass media, all’economia, alla politica… Cristo va incontro all’uomo dovunque vive e opera ed offre senso pieno alla sua esistenza.3. “Chiesa in Europa, entra nel nuovo millennio con il Libro del Vangelo!” (n. 65). Ecco l’appello scaturito dall’Assemblea sinodale del 1999. Possa ogni Comunità ecclesiale accoglierlo con gioia diventando, in ogni sua componente e nel suo insieme, segno credibile del messaggio della salvezza.Questo ci ottenga Maria Santissima, Madre della Chiesa e Regina degli Apostoli. Torna su Carissimi Fratelli e Sorelle!1. L’Europa è il continente che, nei due trascorsi millenni, più di ogni altro è stato segnato dal cristianesimo. Dalle sue terre – nelle abbazie, nelle cattedrali, nelle chiese – si è levata incessante la lode a Cristo, Signore del tempo e della storia. Il Battesimo e gli altri Sacramenti hanno consacrato le stagioni della vita di innumerevoli credenti. L’Eucaristia, specialmente nel Giorno del Signore, ha nutrito la loro fede ed il loro amore; la Liturgia delle Ore e molte forme popolari di preghiera ne hanno scandito il ritmo giornaliero.Anche se tutto ciò non è venuto meno in questo nostro tempo, è però indispensabile un rinnovato impegno di fronte alle sfide della secolarizzazione, perché l’intera esistenza dei credenti sia un vero culto spirituale gradito a Dio (cfr Esort. ap. Ecclesia in Europa, 69).2. Particolare attenzione va riservata alla salvaguardia del valore della Domenica, Dies Domini. Questo giorno è simbolo per eccellenza di ciò che il cristianesimo ha rappresentato e rappresenta per l’Europa e per il mondo: la perenne proclamazione della buona notizia della risurrezione di Gesù, la celebrazione della sua vittoria sul peccato e sulla morte, l’impegno per la piena liberazione dell’uomo. Custodendo il senso cristiano della Domenica, si offre all’Europa un contributo notevole per la tutela di una parte essenziale del proprio patrimonio spirituale e culturale.La Vergine Santa, alla quale sono dedicate tante chiese e cappelle nelle varie contrade d’Europa, faccia sentire la sua protezione su tutte le popolazioni del Continente. Torna su Carissimi Fratelli e Sorelle!1. Servire il Vangelo della speranza: è questa la missione della Chiesa anche in Europa. Questa missione la Chiesa svolge, accompagnando l’annuncio della speranza con iniziative concrete di carità. E’ quanto è avvenuto nel corso dei secoli: il compito dell’evangelizzazione è stato confortato da un’efficace azione di promozione umana. Ponendosi al servizio della carità, la Chiesa ha alimentato ed alimenta la cultura della solidarietà, cooperando a ridare vita ai valori universali dell’umana convivenza (cfr Esort. ap. Ecclesia in Europa, 84).2. Occorre anche oggi “ridare speranza ai poveri”, perché accogliendoli e servendoli è Cristo stesso che si accoglie e si serve (cfr Mt 25,40). Le sfide che in questo ambito interpellano i credenti in Europa sono molte. Povere sono oggi tante categorie di persone, tra le quali i disoccupati, i malati, gli anziani soli o abbandonati, i senza tetto, i giovani emarginati, gli immigrati e i profughi.Servizio di amore è inoltre riproporre con fedeltà la verità del matrimonio e della famiglia, ed educare i giovani, i fidanzati e le famiglie stesse a vivere e diffondere il “Vangelo della vita”, lottando contro la “cultura della morte”. Solo grazie all’apporto di tutti è possibile costruire in Europa e nel mondo una “città degna dell’uomo” e un ordine internazionale più giusto e solidale.Maria, Madre della speranza, e Santa Benedetta della Croce, compatrona d’Europa, di cui ieri abbiamo celebrato la memoria, aiutino la Chiesa ad essere nel Continente europeo testimone di quella carità operosa che “rappresenta la sintesi felice di un autentico servizio al Vangelo della speranza”(ibid., 104). Torna su 1. L’altro ieri, solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, la liturgia ci ha esortato a volgere lo sguardo verso il cielo, a contemplare Maria nella nuova Gerusalemme, la città santa che scende da Dio (cfr Ap 21,2).“Ecco – dice il Signore -, io faccio nuove tutte le cose” (ibid., 21,5). Nell’Apocalisse risuona con vigore il Vangelo della speranza, che spinge ad accogliere la “novità di Dio”, dono escatologico che va oltre ogni umana possibilità, e che solo Lui può operare. Questa “novità” avrà realizzazione piena alla fine dei tempi, ma è già presente nella storia. Sin d’ora, infatti, attraverso la Chiesa, Iddio sta rinnovando e trasformando il mondo, e i riflessi della sua azione sono percepibili anche “in ogni forma di umana convivenza animata dal Vangelo” (Esort. ap. Ecclesia in Europa, 107).2. Il Continente europeo, che da due millenni “ascolta il Vangelo del regno inaugurato da Gesù” (ibid., 107), non può non lasciarsi interpellare da questa “novità”. La fede cristiana gli ha dato forma, e alcuni suoi valori fondamentali hanno in seguito ispirato “l’ideale democratico e i diritti umani” della modernità europea. Oltre che “un luogo geografico”, l’Europa è “un concetto prevalentemente culturale e storico”, caratterizzatosi come Continente grazie pure alla forza unificante del cristianesimo, che ha saputo integrare tra loro diversi popoli e culture (cfr ibid., 108).Non si può negare che, in questi nostri tempi, l’Europa attraversi una crisi di valori, ed è importante che recuperi la sua vera identità. Il processo di allargamento dell’Unione Europea ad altri Paesi non può riguardare unicamente aspetti geografici ed economici, ma deve tradursi in una rinnovata concordia di valori da esprimere nel diritto e nella vita (cfr n. 110).3. Preghiamo la Vergine Santa, venerata in tanti santuari europei, perché aiuti il Continente ad essere sempre consapevole della propria vocazione spirituale e contribuisca a costruire la solidarietà e la pace “dentro i suoi confini e nel mondo intero” (n. 113). Torna su Carissimi Fratelli e Sorelle!1. Il mio pensiero va ancora una volta all’attuale processo di integrazione europea e, in particolare, al ruolo determinante delle sue istituzioni.Penso, in primo luogo, all’Unione Europea, impegnata a cercare forme nuove di apertura, incontro e collaborazione fra i suoi Stati membri.Penso, poi, al Consiglio d’Europa, con sede a Strasburgo, e all’annessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che assolvono il nobile compito di realizzare l’Europa delle libertà, della giustizia e della solidarietà.Doveroso è, infine, menzionare anche l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa che si dedica a promuovere la causa delle libertà fondamentali delle persone e delle Nazioni del Continente.2. Seguo nella preghiera il laborioso cammino del Trattato costituzionale dell’Unione Europea, ora allo studio dei Governi dei vari Paesi. Confido che quanti vi stanno dedicando le loro energie siano sempre mossi dalla convinzione che “un buon ordinamento della società deve radicarsi in autentici valori etici e civili, il più possibile condivisi dai cittadini” (Esort. ap. Ecclesia in Europa, 114).Da parte sua, la Chiesa Cattolica è convinta che il Vangelo di Cristo, che ha costituito elemento unificante dei popoli europei durante molti secoli, continui a rimanere ancor oggi una inesauribile fonte di spiritualità e di fraternità. Il prenderne atto torna a vantaggio di tutti e il riconoscere esplicitamente nel Trattato le radici cristiane dell’Europa diventa per il Continente la principale garanzia di futuro.3. Invochiamo Maria Santissima, perché faccia sì che non venga mai meno, nella costruzione dell’Europa di oggi e di domani, quell’ispirazione spirituale che è indispensabile per operare in modo autentico a servizio dell’uomo. Tale ispirazione trova nel Vangelo una sicura garanzia a vantaggio della libertà, della giustizia e della pace di tutti, credenti e non credenti. Torna su (…) 4. Col tema di quest’anno, il Meeting ricorda inoltre ai popoli d’Europa, che sembrano vacillare sotto il peso della loro storia, dove affondano le loro radici. Riproponendo l’interrogativo del Salmo, la manifestazione riminese evoca con forza la grande figura di San Benedetto nell’atto di accogliere chi chiedeva di entrare in monastero (cfr Regola, Prologo 15). La sua Regola ha rappresentato, oltre che un cammino di perfezione cristiana, un ineguagliabile strumento di civiltà, di unità e di libertà. Durante secoli spesso segnati dalla confusione e dalla violenza, essa ha consentito di edificare baluardi, grazie ai quali uomini e donne di epoche diverse sono stati ricondotti alla piena realizzazione della loro dignità. Il futuro si costruisce ripartendo dalle origini dell’Europa e facendo tesoro delle esperienze passate, per larga parte segnate dall’incontro con Cristo. (…) Torna su Carissimi Fratelli e Sorelle!1. Nelle scorse domeniche, la mia riflessione si è soffermata sull’Europa e sulle sue radici cristiane, ripercorrendo il testo dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa. Questo documento si conclude con un “affidamento a Maria” di tutti gli uomini e le donne del Continente, affidamento che oggi desidero rinnovare, perché la Vergine Santa faccia sì che l’Europa diventi una sinfonia di nazioni impegnate a costruire insieme la civiltà dell’amore e della pace!(…)3. A Te, dolce Madonna delle Lacrime, presentiamo la Chiesa e il mondo intero. Guarda a chi ha più bisogno di perdono e di riconciliazione; reca concordia nelle famiglie e pace fra i popoli.Asciuga le lacrime che l’odio e la violenza provocano in molte regioni della Terra, specialmente in Medio Oriente e nel Continente africano.Il tuo pianto, o Madre, sia pegno di conversione e di pace per tutti i tuoi figli!Torna su(fonte: www.vatican.va)