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Repubblica Centrafricana: Msf, nuove ondate di violenze sui civili

L‘organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere denuncia che i civili sono stati presi di mira in una nuova ondata di violenza scoppiata a Bouca, 325 km a nord di Bangui, nella Repubblica Centrafricana. L'équipe di Msf ha curato 26 persone con ferite da arma da fuoco e machete, tra cui 8 donne e 6 bambini.

«Questa nuova ondata di violenza, a Bouca e anche nella regione di Bossangoa – racconta Msf -, sta causando ancora più sofferenze alla popolazione civile già sconvolta da mesi di conflitto e più volte costretta ad allontanarsi dalla propria casa». I combattimenti sono scoppiati a Bouca intorno alle sei del mattino di lunedì 9 settembre, quando uomini armati, presumibilmente sostenitori del deposto presidente François Bozizé, hanno fatto irruzione nel villaggio. Hanno lasciato la zona prima che tornasse il gruppo Séléka. Le équipe di Msf hanno assistito 26 feriti, mentre 5 persone hanno dovuto essere trasferite all’ospedale di Batangafo a causa delle loro gravi condizioni. Msf è «profondamente preoccupata perché la popolazione civile è presa di mira e per le atrocità commesse da entrambe le parti a Bouca (un numero indefinito di persone uccise, esecuzioni sommarie, case incendiate)». L’organizzazione medica è anche «estremamente preoccupata per le conseguenze della retorica settaria che ha cominciato ad infiammare gli animi durante la ribellione Séléka a marzo, e che potrebbe alimentare ancora più violenza».

«Siamo molto preoccupati per un’ulteriore escalation di violenza nei combattimenti e negli atti di rappresaglia», dichiara Sylvain Groulx, coordiatrice dei progetti di Msf nella Repubblica Centrafricana. A Bouca, molte persone sono fuggite dal loro villaggio poiché le loro case sono state date alle fiamme, mentre circa 300 persone cercano rifugio in un compound cattolico in città. Msf sta progettando di avviare cliniche mobili per monitorare la loro situazione e quella di quanti si nascondono nella boscaglia. Allo stato attuale, sempre più famiglie sono costrette a lasciare le loro case per trovare rifugio nella boscaglia, proprio nel periodo in cui la popolazione è maggiormente esposta al rischio di contrarre la malaria. Nella vicina città di Bossangoa, le équipe di Msf sono allarmate anche per aver ricevuto più di 25 casi di vittime di colpi di machete e di arma da fuoco nelle ultime due settimane. Questa improvvisa escalation di violenza settaria ha aumentato la paura all’interno delle comunità, con migliaia di persone in fuga dalla città in cerca di rifugio. L’organizzazione è anche preoccupata per gli attacchi contro gli operatori sanitari e condanna fermamente l’uccisione di due operatori umanitari di Acted sabato scorso, a Bossangoa. Msf denuncia questi orribili atti di violenza contro la popolazione e invita tutte le parti in conflitto «a rispettare la sicurezza dei civili e degli operatori umanitari», afferma Groulx.