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SUDAN E SUD SUDAN: ROY (CARITAS INTERNATIONALIS), «TORNARE A NEGOZIARE LA PACE»

La Caritas chiede oggi agli Stati del Sudan e del Sud Sudan «di porre fine alle azioni militari alle frontiere. Non è troppo tardi per tenere sotto controllo la situazione. La pace può essere raggiunta solo tornando al tavolo dei negoziati per la piena attuazione dell’accordo di pace»: è l’appello di Michel Roy, segretario generale di Caritas internationalis, che teme una escalation su vasta scala del conflitto tra Sudan e Sud Sudan per alcune zone contese al confine e per interessi economici sul petrolio. L’acuirsi del conflitto provocherebbe «conseguenze umanitarie disastrose per entrambi i Paesi». Il Sud Sudan è diventato indipendente lo scorso mese di luglio, dopo decenni di guerra che hanno provocato oltre due milioni di morti. Non è però ancora chiara la demarcazione dei confini e lo status di alcune zone contese: Abyei, Sud Kordofan, Blue Nile. Caritas internationalis, che riunisce 160 organismi confederati in tutto il mondo, è anche «preoccupata per l’uso della retorica estrema da parte di alti funzionari, che tende a creare un clima di paura». Il riferimento è ad una recente dichiarazione del presidente del Sudan Omar al Bashir (già condannato dalla Corte penale internazionale), il quale, visitando l’area petrolifera contesa di Heglig aveva affermato: «nessun negoziato con questa gente. Con loro negoziamo solo con fucili e proiettili». La rete Caritas teme anche l’inasprimento degli attacchi contro i cristiani, visto che sabato scorso è stata saccheggiata una chiesa evangelica presbiteriana a Khartoum. I rapporti tra cristiani e musulmani che vivono in Sud Sudan sono finora buoni. «La comunità internazionale – osserva Roy – non è riuscita ad agire con decisione per evitare una escalation verso la guerra. Deve continuare a portare avanti i propri impegni per garantire che siano risolti pacificamente». Secondo la Caritas «i popoli del Sudan e del Sud Sudan vogliono la pace. I loro governi e la comunità internazionale hanno realizzato grandi obiettivi ponendo fine alla guerra, non ci si può permettere che tutto ciò vada sprecato». Da parte sua, Caritas internationalis rinnova il suo impegno a fianco della popolazione per fornire assistenza umanitaria e promuovere la pace in entrambi i Paesi. E’ in attesa di sapere ulteriori dettagli circa la chiusura della sede di Sudan Aid (uno degli organismi confederati alla Caritas) e l’arresto di tre operatori a Nyala da parte delle forze di sicurezza locali. Sudan Aid è impegnata, insieme a tante altre organizzazioni, negli interventi umanitari in Darfur a sostegno di 500.000 persone, fornendo cibo, acqua potabile, assistenza sanitaria e aiuti diversi. (Sir)