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Strage di cristiani in Pakistan: il dolore del Papa

Drammatico il bilancio dell'attentato alla chiesa episcopale «All Saints»: 81 morti e 145 feriti. La denuncia del vescovo anglicano: «È il fallimento totale del nuovo governo di KPK che non è riuscito a fornire sicurezza alle minoranze». La condanna dal Consiglio degli Ulema: «Siamo con i nostri fratelli e sorelle cristiani in questo tempo di pena e dolore»

Era appena finita la funzione della domenica a Peshawar e le persone stavano uscendo dalla Chiesa episcopale «All Saints» quando due kamikaze sono entrati dalla porta principale e si sono fatti esplodere in mezzo alla gente. Il bilancio, cresciuto di ora in ora per tutta la giornata di ieri, è drammatico: le vittime accertate ad oggi sono 81 e i feriti 145. Si tratta dell’attacco terroristico più efferato contro la minoranza cristiana in Pakistan. Scosso dalla notizia, da Cagliari – dove era in visita apostolica – Papa Francesco ha rivolto un pensiero alla comunità di Peshawar. «Oggi in Pakistan, per una scelta sbagliata, di odio, di guerra, è stato fatto un attentato», ha detto il Pontefice, aggiungendo: «Questa strada non va, non serve. Soltanto la strada della pace costruisce un mondo migliore».

La testimonianza del vescovo. Alla funzione religiosa erano presenti circa 600 persone e stavano andando a ricevere cibo gratis che era distribuito sul prato fuori dalla Chiesa quando due esplosioni hanno colpito in pieno la folla. La testimonianza del vescovo della diocesi anglicana di Peshawar, il Rev. Humphrey S. Peters è drammatica: «Il numero di morti – dice – è destinato ad aumentare. I media riportano che gli ospedali sono pieni di feriti. Ho parlato con uno dei membri della Chiesa di All Saints’ e ha detto che ha perso la zia e la nipote in questo attacco. Secondo quelli con cui abbiamo parlato, tra i morti ci sono un certo numero di bambini della Scuola Domenicale e alcuni del coro della Chiesa che erano tutti nella chiesa al momento delle esplosioni». Durissima la condanna del vescovo agli ideatori dell’attacco suicida. «L’attacco alla Chiesa di Ognissanti – dice – è il fallimento totale del nuovo governo di KPK che non è riuscito a fornire sicurezza alle minoranze in Khayber Pakhtunkhwa, Peshawar, Pakistan». E nell’esprimere le sue condoglianze a tutte le famiglie che hanno perso i loro cari, il vescovo fa appello a «tutta la comunità cristiana in Pakistan e in tutto il mondo a pregare per le famiglie colpite».

La condanna delle autorità. Il ministro dell’interno Nisar Ali Khan è arrivato a Peshawar ieri sera confermando che tra le vittime uccise, si contano anche 34 donne e 7 bambini. «Un attacco del genere su donne e bambini è contro l’umanità», ha detto Khan. Condanna è stata espressa anche dal Consiglio degli Ulema del Pakistan. Il presidente Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi in un messaggio scrive: «Siamo con i nostri fratelli e sorelle cristiani in questo tempo di pena e dolore». I cristiani costituiscono circa il due per cento della popolazione di 180 milioni di Pakistan. La «All Saints’ Church» è una delle più antiche di Peshawar ed è stata costruita durante il periodo coloniale britannico.

La responsabilità dei leader religiosi. L’attacco suicida è avvenuto il giorno dopo la celebrazione della Giornata internazionale di preghiera per la pace promossa ogni anno dal Consiglio Mondiale delle Chiese in sintonia con le Nazioni Unite il 21 settembre. E in un messaggio scritto per l’occasione, l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ricorda come «i leader religiosi hanno una particolare responsabilità non solo di far sentire il nostro messaggio comune di pace ma anche di garantire che tutto ciò che può contribuire alla pace sia profondamente radicato nelle nostre culture e alimenti il sentire morale del nostro popolo». La responsabilità dei leader religiosi è invocata anche dal presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo che condannando «gli sciagurati propositi di strumentalizzare le differenze religiose per alimentare conflitti di altro genere» annuncia che durante il prossimo «Incontro internazionale per la pace» in programma a Roma, i 400 partecipanti di culture e fedi diverse rifletteranno sul terrorismo di matrice religiosa. E aggiunge: «sollecitiamo le autorità di governo pachistane ad impegnarsi più fattivamente per la tutela delle minoranze religiose, partecipiamo nella preghiera e nella solidarietà al lutto che ha colpito le famiglie di tanti nostri fratelli, certi che il martirio dei cristiani, realtà purtroppo attuale nel nostro tempo, non resterà uno sterile sacrificio ma potrà innescare un processo virtuoso di conversione degli animi».