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TERRA SANTA, VERTICE POSITIVO TRA SHARON E ABU MAZEN

I primi ministri palestinese e israeliano, rispettivamente Mahmoud Abbas (alias Abu Mazen) e Ariel Sharon, hanno avuto a Gerusalemme il loro secondo incontro, dopo quello del 17 maggio. La città aveva subito una tempesta di sabbia per gran parte della giornata. Quando, verso la mezzanotte locale, Sharon e Abbas si sono lasciati, vento e sabbia si erano calmati. “Serio, schietto e giovevole” è stato definito l’incontro da Abbas in un comunicato che ha avuto un corrispettivo da parte israeliana con la constatazione di “un’atmosfera molto positiva”.

Scambi di cortesie a parte, Abbas si sarebbe impegnato soprattutto a porre freni concreti all’azione violenta dei gruppi palestinesi mentre Sharon avrebbe garantito minori restrizioni a carico dei palestinesi e offerto il ritiro dell’esercito dai centri della Cisgiordania. Ufficialmente non risulta che siano stati affrontati in modo deciso alcuni degli aspetti più spinosi del disaccordo di fondo – per esempio, gli insediamenti dei coloni israeliani nei territori palestinesi che, tra molti attacchi, lo stesso Sharon nei giorni scorsi ha definito per la prima volta “occupazioni” – nè i tempi e le modalità precise dell’abbandono della violenza da parte di Hamas.

Riassumendo per sommi capi, Abbas avrebbe comunque detto che non si accontenterà di un “hudna”, cioè una semplice tregua e che si impegnerà per un disarmo dei militanti palestinesi e combatterà il terrorismo della sua parte. Sharon si sarebbe impegnato a liberare un centinaio di prigionieri politici (almeno due piuttosto importanti), concedere permesi di lavoro a 25mila palestinsi (alcune migllia potrebbero perfino dormire in territorio isarealiano) e consegnare una parte, forse il 50 per cento, delle entrate fiscali dovute all’Autorità Nazionale Palestinese, incassate da Tel Aviv e temporaneamente congelate. Si sarebbe parlato perfino della possibile riapertura dell’aeroporto di Gaza.

Svoltosi negli uffici di Sharon, si è trattato solo di un lungo formalmente più cordiale del passato o di un significativo passo avanti sulla strada del “tracciato di pace” o roadmap che dir si voglia? La prima fase del percorso di pace ideata da Onu, Unione Europea, Stati Uniti e Russia in realtà è già in ritardo e quel che si vede e capisce dell’incontro di ieri non permette di capire se si sta davvero recuperando tempo e terreno. Anche perchè non è possibile eliminare del tutto il sospetto che entrambi i primi ministri facessero del loro meglio per prepararsi agli eventi della prossima settimana, ovvero i due vertici a cui è prevista la partecipazione del presidente americano George W.Bush, il 3 giugno a Sharm el Sheikh, in Egitto, con i leader di alcuni Paesi arabi (ma non Sharon e Mazen) e il giorno dopo ad Aqaba, in Giordania, dove invece saranno solo loro tre.

Sul “New York Times” di oggi, James Bennet conclude una sua lunga analisi dubitativa dell’incontro di oggi ricordando che già 10 anni or sono Abbas aveva detto che alla fine sarebbe stato Sharon l’uomo con cui i palestinesi avrebbero concluso la pace. E sul quotidiano laburista israeliano “Haaretz”, Israel Harel esamina la possibilità di un’ incredibile “conversione” di Sharon da falco a colomba. Oggi, a Gerusalemme, sullo storico luogo di Ammunition Hill (la collina delle munizioni) Israele ricorda, con una cerimonia di stato, il 36esimo anniversario della “conquista della Palestina” nella ‘guerra dei sei giorni’. In fondo, una celebrazione triste per tutti. Si spera che almeno non riprenda la tempesta di sabbia placatasi ieri sera. Ci vuole molto poco a smarrire o a non trovare affatto la direzione del “tracciato di pace”…(Pietro Mariano Benni)Misna