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Tensione in Corea: vescovi, «guerra lascerà al popolo solo piaghe profonde e devastazione»

Nel 70° dell’Indipendenza della Corea (15 agosto 2017), i vescovi coreani intervengono con un messaggio sulla crescente tensione innescata dai test missilistici della Corea del Nord esprimendo l’auspicio che «non scoppi la guerra in Corea».

«Dopo il lancio del missile Hwasong-14, la Penisola Coreana si trova in una situazione tesa e potenzialmente di grande rischio. Il test delle armi nucleari della Corea del Nord è evidentemente una violazione della risoluzione presa dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e un’azione che tenta di nuocere seriamente la pace dell’Asia del Nord-Est, incitando all’armamento nucleare dei Paesi limitrofi». Lo scrivono i vescovi della Conferenza episcopale coreana in un messaggio pervenuto al Sir in occasione del 72° anniversario del Giorno commemorativo dell’Indipendenza della Corea (15 agosto 2017). La Chiesa in Corea, prosegue il documento, «denuncia decisamente tutte le provocazioni imprudenti della Corea del Nord e si oppone a tutte le azioni che alzano la tensione della Penisola Coreana facendo indietreggiare, in effetti, la promozione della pace. Si afferma che non è realizzabile, in assoluto, la pace vera e definitiva attraverso l’armamento nucleare. Si esortano, dunque, i leader politici della Corea del Sud e del Nord affinché favoriscano il dialogo per la pace e facciano del loro meglio per stabilire un sistema istituzionale per garantire la pace nella Penisola Coreana tramite la cooperazione con le Nazioni limitrofe».

Mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon e presidente della Commissione della Giustizia e Pace della Conferenza episcopale coreana, parla al Sir di una «situazione molto particolare e delicatissima», esprimendo l’auspicio che «non scoppi la guerra in Corea».

«Parlare della guerra senza dovuta considerazione è già un’azione di violenza contro l’umanità. Le azioni precipitose senza freni, che dimostrano la barbarie e la follia, non ci lasceranno che la morte di innumerevoli persone, la fatale devastazione di entrambi le parti, la regressione della storia umana e le piaghe profonde all’intera umanità».

La Conferenza episcopale coreana esorta, in un messaggio, «tutti i Paesi limitrofi a non prendere decisioni imprudenti che minaccerebbero l’amore e lo sviluppo morale e spirituale dell’umanità. Si auspica che i leader politici dei Paesi limitrofi risolvano l’attuale situazione in modo maturo e armonioso affinché contribuiscano alla pace e alla coesistenza dell’umanità, che è, infatti, il principale scopo della diplomazia e della politica». I vescovi spiegano che «la diffusione delle armi nucleari è “l’azione cattiva” che minaccia fondamentalmente la pace della Penisola Coreana, nonché quella del mondo intero. La guerra, che non permette mai la ritrattazione alla situazione, lascerà al Popolo Coreano solamente le piaghe profonde e la devastazione irreparabile. L’armamento nucleare e il rafforzamento militare non possono garantire la pace della nostra cara Penisola; invece, si può raggiungere la pace vera solo per mezzo dello sforzo che mira alla realizzazione della giustizia attraverso il dialogo che favorisce la riconciliazione e lo sviluppo cooperativo del Popolo Coreano».

«Noi, il Popolo Coreano, siamo chiamati a resistere al potere diabolico che tenta di aggravare l’attuale crisi. Perché non si pensa a ridurre il budget della spesa astronomica militare della Corea del Sud e quella del Nord al fine di utilizzarlo invece per lo sviluppo umano e culturale? Si assicurano, dunque, i nostri connazionali che noi promuoviamo le varie iniziative per la pace e la giustizia sia della nostra Penisola sia dell’umanità».

«La pace nella Penisola Coreana – prosegue il messaggio dei vescovi coreani – concerne non solo al Nord-Est Asia, ma al mondo intero perché detta Penisola, attesa la presenza dei Paesi potentissimi limitrofi, funge il ruolo di “bilanciamento del peso” della pace del mondo. La situazione attuale, pertanto, esige uno sforzo di collaborazione che coinvolge strettamente la coscienza, l’intelligenza, la solidarietà, la pietà e il mutuo rispetto». «Non restiamo nell’atteggiamento d’indifferenza o di silenzio irresponsabile, ma proviamo a cercare insieme» una «saggezza che paleserebbe la radice del problema e che ci porrebbe la soluzione adeguata. Si rivolge l’esortazione, innanzitutto, a tutti i Cristiani che sono chiamati collaboratori dell’opera creatrice e redentrice di Dio: la realizzazione della denuclearizzazione e stabilizzazione della pace nella Penisola Coreana contribuirà, come “turning-point”, alla generazione dell’avvenire dell’umanità proponendole una visione del mondo in cui il valore delle creature si realizza pienamente con l’amore e la giustizia reali e concreti». I vescovi, inoltre, invitano «i fedeli coreani a chiedere alla Madonna la sua intercessione per la pace nella Penisola Coreana in occasione della Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Siamo noi, chiamati, ad essere come collaboratori della pace. Infine, si esortano tutti i fratelli e sorelle del mondo a un attento interessamento, una preghiera, una risposta di buon discernimento e una cordiale collaborazione per risolvere la crisi della nostra Penisola. La Chiesa in Corea non mancherà mai di coinvolgersi nella problematica in parola, più di tutto, nella continua preghiera».