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Terra Santa, Holy Land Coordination: pressioni sui governi per una pace giusta

La dichiarazione conclusiva al termine della visita in Terra Santa del coordinamento dei vescovi di Usa, Canada e Unione europea.

(Gerusalemme) – «Lavorare duramente per spingere i nostri rispettivi governi a riconoscere le cause della sofferenza di questa terra e a compiere gli sforzi necessari per giungere ad una pace giusta»: è l’impegno che i vescovi di Usa, Canada e Ue dell’Holy Land Coordination (Hlc) hanno assunto al termine della loro visita annuale in Terra Santa, la tredicesima in ordine di tempo, che si è chiusa oggi a Gerusalemme (dal 5 gennaio). Nella loro dichiarazione finale i presuli hanno tracciato un bilancio dei lavori che li hanno portati a Gaza, a Zarqa e Madaba in Giordania, a Betlemme, a Beit Jala e nella valle di Cremisan e ad incontrare, oltre al nunzio apostolico mons. Giuseppe Lazzarotto e al patriarca latino Fouad Twal, sacerdoti, religiosi e volontari impegnati nel campo dell’accoglienza ai rifugiati siriani ed iracheni, ai migranti, ai detenuti e nel campo della difesa dei diritti umani.

Nel testo i vescovi definiscono una «ingiustizia» la costruzione del muro israeliano nella valle di Cremisan che toglie terre alla popolazione palestinese locale. «Promettiamo – scrivono – di fare pressioni sui nostri rispettivi governi affinché facciano il possibile per evitare questa ingiustizia». Dai presuli anche un attestato di stima per tutti coloro che si spendono per i rifugiati siriani ed iracheni nei campi allestiti in Giordania. Per costoro i vescovi chiedono «alle comunità cristiane dei nostri Paesi e agli uomini di buona volontà di sostenere questo impegno per costruire nella regione un futuro migliore». In questo compito un ruolo importante lo ricopre l’istruzione, scrivono i vescovi dell’Hlc, citando come esempi le università cattoliche di Betlemme e di Madaba, quest’ultima visitata da Benedetto XVI nel suo viaggio in Terra Santa nel 2009. «Come vescovi – si legge nel testo – chiediamo un aiuto concreto verso le persone più vulnerabili e la formazione delle nuove generazioni. Incoraggiamo i pellegrini a venire in Terra Santa. Ci impegniamo – concludono – a lavorare duramente per spingere i nostri rispettivi governi a riconoscere le cause della sofferenza dei questa terra e a compiere gli sforzi necessari per giungere ad una pace giusta».