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«Troppe domande senza risposta uccidono i turchi»

Mustafa Edib Yilmaz, editorialista e responsabile della redazione esteri a «Zaman», quotidiano più letto in Turchia: «La stampa, o almeno una parte di essa, è rimasta l'unica istituzione capace nel Paese di porre ancora domande al governo e alzare la voce del popolo in modo pacifico ed efficace. Le autorità, non avendo risposte da dare, guardano con antipatia chi pone domande e cercano di farlo tacere».

Chi è stato? Perché lo ha fatto? Cosa si nasconde dietro il più sanguinoso attentato che ha colpito la Turchia sabato 10 ottobre contro i manifestanti di Ankara? La Turchia è sotto choc: i due kamikaze che si sono fatti esplodere alla stazione di Ankara durante una manifestazione per la pace hanno provocato 128 morti e più di 500 feriti, diversi in gravi condizioni. Ma il dolore è ancora più forte quando le domande rimangono senza risposta. Il Paese è scosso. Molti hanno anche paura di parlare. Secondo il governo turco la responsabilità dell’attentato è del Daesh, l’autoproclamatosi «stato islamico» che vuole destabilizzare il Paese. Ma l’opinione comune di tanti turchi, non necessariamente laici e di sinistra, identifica nello Stato profondo, quel misto di servizi segreti, estremisti di destra, poliziotti, magistrati, ambienti governativi, il vero responsabile degli attentati. Mustafa Edib Yilmaz lavora come editorialista e responsabile della redazione esteri a «Zaman», il quotidiano più letto in Turchia. Qualche giorno fa, un tribunale di Istanbul ha emesso un mandato d’arresto per Bulent Kenes, direttore dell’edizione inglese del quotidiano con l’accusa di aver insultato Erdogan su Twitter. Non è la prima volta che il giornale finisce nel mirino dei giudici. Ma l’atmosfera in Turchia è carica e mancano solo tre settimane alle cruciali elezioni politiche anticipate, previste per il 1° novembre.

Che atmosfera si respira in Turchia dopo l’attacco: rabbia, choc, desiderio di verità?

«Tutti chiedono risposte alle molte domande in questo momento, non ultimo chi ha fatto gli attacchi. Come è stato possibile un attacco al centro della capitale? Chi è responsabile per questa debolezza nella sicurezza? Perché ancora nessuno ha presentato le dimissioni? Perché le autorità impongono una clausola di segretezza sulle indagini? Cosa cercano di nascondere alla gente? Quali sono le garanzie perché un tale attacco non accada più ad Ankara o altrove nel Paese? È significativo che l’attacco sia avvenuto poco prima delle elezioni? E così via via… Le persone sono ovviamente scioccate per l’escalation di attacchi e per il bilancio delle vittime, ma anche per l’incapacità delle autorità di fornire risposte alle loro domande. I sospetti li stanno uccidendo. Questo è il motivo per cui ci sono molte proteste in tutto il Paese e perché queste proteste sono ora vietate».

Sappiamo che un Tribunale di Istanbul ha emesso un mandato d’arresto per Bulent Kenes per aver insultato Erdogan su Twitter. Com’è la situazione ora?

«Il nostro collega è stato messo in prigione sabato e lui ci racconta attraverso il suo avvocato che le condizioni sono orribili. Non gli è nemmeno permesso di avere con sé gli effetti personali, come uno spazzolino da denti, shampoo, biancheria pulita, ecc… Il suo avvocato ha presentato una petizione contro il suo arresto lunedì e le autorità hanno tre giorni per accogliere la domanda per la sua liberazione. Temiamo che potrebbe essere privato della libertà molto più a lungo».

Gli attacchi contro la libertà di stampa continuano. Siete preoccupati?

«La stampa, o almeno una parte di essa, è rimasta l’unica istituzione capace nel Paese di porre ancora domande al governo e alzare la voce del popolo in modo pacifico ed efficace. Le autorità, non avendo risposte da dare, guardano con antipatia chi pone domande e cercano di farlo tacere. Prendere di mira un singolo giornalista è anche una minaccia per il resto della stampa libera. È come se si dicesse che l’arresto di un individuo è un esempio che potrebbe accadere agli altri. È la tattica dell’intimidazione. Semplice!».

Qual è la strada per il futuro per la Turchia? Il rapporto tra la Turchia e l’Europa è ancora possibile?

«Non vedo alcun futuro luminoso tra la Turchia e l’Unione europea fino a che ad Ankara c’è un governo inaffidabile, irresponsabile e corrotto. La collaborazione tra Ue e Turchia sarà limitata, nella migliore delle ipotesi, per mantenere un minimo di sicurezza ma questo incontrerà ostacoli lungo la strada».