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Ucraina: Impagliazzo (Comunità S.Egidio), “tregua pasquale risparmierebbe molto sangue”. Appello, “servono farmaci per i feriti di guerra”

“Chiediamo a tutti i responsabili di fermarsi per una tregua pasquale che porti al cessate il fuoco il più presto possibile, perché la gente sta morendo. Continuiamo a sostenere l’Ucraina e a resistere alla guerra con la solidarietà e l’impegno umanitario”. È l’appello lanciato oggi  a Roma da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità Sant’Egidio, in una conferenza stampa a 50 giorni dall’inizio della guerra, per fare il punto sul lavoro umanitario “per sostenere la resistenza del popolo ucraino con la solidarietà”. 

“Chiediamo aiuto perché la necessità più grande che si sta presentando negli ultimi giorni sono le richieste di medicinali per le cure ai feriti guerra, tra cui antiemorragici e anestetici – ha precisato Impagliazzo -. C’è bisogno di continuare ad aiutare l’Ucraina perché le necessità sono molte, gli alimenti iniziano ad essere razionati, e c’è grave carenza di medicinali e materiale sanitario”. La Comunità di Sant’Egidio oggi accoglie in Italia 621 persone, di cui 210 a Roma e in tante altre regioni. 2.500 persone frequentano i corsi lingua o ricevono sostegno economico o alimentare e stanno dando sostegno ad un centinaio di malati che devono fare la dialisi. In tutta Europa ospitano 1.500 profughi, sia in Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, sia negli  altri Paesi dove sono presenti comunità ucraine. Dall’Italia sono partiti tir con 110 tonnellate di aiuti, 73.000 confezioni di medicinali e materiale sanitario, tra cui farmaci per la tiroide – di cui gli ucraini soffrono a causa di Chernobyl – e insulina per malati di diabete. La tregua pasquale richiesta da Papa Francesco, ha proseguito, “vuole risparmiare il sangue dei civili che stanno morendo a migliaia. Tanti anziani muoiono bloccati negli istituti, sono malati, non autosufficienti o isolati senza cibo acqua e cure”. “Sappiamo che arrivare alla pace dopo tanto odio, sangue e violenza a causa dell’aggressione russa è difficile – ha osservato -, ma bisogna tentare e pensare al domani. Noi speriamo e preghiamo che si possa iniziare a parlare di ricostruzione dell’Ucraina e ritorno a casa dei profughi”. Oggi in Italia sono accolti 91.000 ucraini, di cui 83.000 da famiglie ucraine e italiane.