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Usa: Trump alla Casa Bianca, «sarò il presidente di tutti. Rinnoveremo il sogno americano»

(dagli Stati Uniti) – Donald Trump ha vinto le elezioni americane completando una sorprendente rimonta ai danni dell’ex Segretario di Stato Hillary Clinton, data per favorita alla vigilia.

Dopo una campagna elettorale ricca di colpi bassi (insulti, bugie, accuse reciproche) e colpi di scena (inchieste dell’Fbi, storie di sgarbate avances e dichiarazioni forti) il businessman newyorchese ha vinto con un buon margine, prevalendo nella maggior parte degli stati contesi. Contrariamente al passato le persone dai redditi più bassi hanno preferito il partito repubblicano, le minoranze etniche (neri e ispanici primi fra tutti) non sono andati a votare la Clinton nei numeri che il suo entourage si attendeva, e se gli uomini hanno scelto decisamente Trump, le donne non hanno votato per Hillary in massa come era stato messo in conto. «Dobbiamo rimarginare le ferite delle nostre divisioni», ha detto Trump nel discorso del trionfo. «Dobbiamo riunirci, come un solo popolo. Sarò il presidente di tutti. Il nostro è un movimento di milioni di lavoratori che amano il Paese e vogliono un futuro migliore. Un movimento di tutti i gruppi etnici, le religioni, di tutti i background. Gente che vuole fare la sua parte per America. Rinnoveremo il sogno americano».

Donald Trump è andato oltre ogni aspettativa. Quando era partito per la campagna delle primarie repubblicane sembrava una boutade. Fortemente sottovalutato per mesi dai media e dai compagni di partito ha via via sbaragliato la concorrenza di politici navigati come quella di Jeb Bush, figlio e fratello di presidenti americani, e di senatori come Marco Rubio e Ted Cruz, per poi entrare in un durissimo match contro l’esperta Hillary Clinton, rappresentante della continuità, sostenuta da Wall Street e da gran parte dei media. E questo senza il supporto della leadership del partito repubblicano che si distanziava il più possibile, temendo una debacle di dimensioni storiche. Grazie all’uso audace dei social media e di centinaia di slogan semplici e attacchi senza mezzi termini contro la candidata democratica ribattezzata «Hillary la disonesta», Trump – confermano in queste ore commentatori statunitensi – ha fatto breccia in un elettorato deluso, che non ha beneficiato della ripresa economica. E se un mese fa Trump sembrava spacciato, accartocciato su scandali legati ad avance sessuali, lo scandalo delle email della Clinton è subito tornato in primo piano mettendogli il vento in poppa. L’esempio plastico della sua rimonta è stato la Pennsylvania. Le zone rurali erano ritenute elettoralmente con Trump, le città, per esempio Philadelphia, sulla carta avrebbero dovuto sostenere Clinton. Ma molti degli elettori democratici «virtuali» segnalati dai sondaggi non sono andati alle urne.

Cattolici divisi tra Trump e Clinton. «Alla fine, ago della bilancia sono stati gli ‘Swing State’, gli stati che ogni quattro anni cambiano maggioranza e dove si decidono le sorti delle elezioni, come Florida, Ohio, Colorado e North Carolina», spiega al Sir Mark Gray del Center for applied research in the apostolate che realizza studi legati alla Chiesa cattolica presso la Georgetown University. «Questi sono stati in cui i cattolici sono molto presenti e hanno contribuito a decidere il nuovo presidente». Secondo un sondaggio di Abc-Washington Post i cattolici bianchi hanno votato per il 54% per Trump contro il 38% per Clinton. Quattro anni fa si erano schierati per il 60% per i repubblicani del candidato Mitt Romney. Ma se si considerano anche i cattolici ispanici e neri si può ritenere che il voto dei cattolici si è distribuito sostanzialmente equamente tra i due partiti principali.

«Trump nominerà giudici della Corte suprema conservatori, in grado di difendere la vita», spiega Joseph Cella, un membro del Catholic Advisory Group dello staff di Trump. «Sia il nuovo presidente, sia il suo vice Mike Pence si batteranno per la libertà religiosa, oggi messa in discussione; e per la santità della vita dal suo concepimento, che in questo momento è a rischio». Prima ancora dei risultati definitivi, negli Stati Uniti si accavallano reazioni e commenti. L’uomo che ha un po’ temperato l’irruenza di Donald Trump e rafforzato la sua credibilità tra i cristiani, Mike Pence, ha un background cattolico, sia pure in età adulta sia divenuto evangelico. «Sono grato al Signore per la grazia che mi ha concesso», ha detto Pence nel discorso dopo l’ufficializzazione della vittoria. «Sono grato a un leader che renderà di nuovo grande l’America».

Adesso Trump dovrà scrollarsi di dosso i pesanti giudizi dei media di imbonitore dalla poca sostanza, capace di ammaliare un’America poco istruita ma con idee politiche strambe (costruire un muro lungo il confine con il Messico) e in qualche caso pericolose (per esempio l’orientamento più morbido nei confronti della Russia del presidente Vladimir Putin). Anche se la Clinton non ha prevalso ci sono oltre 50 milioni di persone che l’hanno votata. E che ritengono inopportuna l’elezione di Trump. La Clinton, ha confermato lo stesso Trump, lo ha chiamato per congratularsi della vittoria e il neo presidente l’ha ringraziata nel suo primo discorso alla nazione.