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Voto Israele: Cingoli (Cipmo), per Netanyahu pareggio numerico e sconfitta politica

«Un pareggio numerico ma una sconfitta politica»: così il direttore del Cipmo, il Centro italiano per la pace in Medio Oriente, Janiki Cingoli, commenta per il Sir i risultati del voto di ieri in Israele che ha visto l'alleanza Likud-Yisrael Beitenu, del premier Benjamin Netanyahu e di Avigdor Lieberman, perdere 11 seggi (da 42 a 31) pur restando prima formazione politica del Paese.

Vera sorpresa delle urne è stata, secondo il direttore del Cipmo, il partito centrista Yesh Adit («C’è un futuro») di Yair Lapid, 19 seggi, il più votato dopo l’alleanza Likud-Yisrael Beitenu.

 «Un’affermazione – spiega Cingoli – espressione di un forte disagio del ceto medio produttivo al quale l’anchorman televisivo si è rivolto in campagna elettorale. Ceto medio preoccupato dal calo della crescita che dal 5% è passata al 3%, dalla crescente divaricazione sociale, da una componente di povertà che era stata pure evidenziata in grandi manifestazioni di strada. Una situazione che Lapid ha saputo comprendere e mettere in evidenza nel suo programma».

Sulle prospettive di un futuro governo Cingoli prevede che «il presidente Peres darà l’incarico a Netanyahu» che non avrà vita facile nel «combinare le diverse anime politiche emerse da questo voto. Netanyahu non può fare altro che ricercare la coalizione più ampia possibile, un governo di unità nazionale che includa qualche partito di centro-sinistra, come quelli di Lapid e Livni e anche Kadima, precipitato da 28 seggi a 2. Non è da escludere anche la possibilità che si possa tornare, presto, alle urne».