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Yemen: rapimento don Tom Uzhunnalil, per i Salesiani vi sono «forti indicazioni che sia ancora vivo»

«Ci sono ancora forti indicazioni che don Tom Uzhunnalil, che è stato rapito il 4 marzo scorso in Yemen, sia ancora vivo e non c’è alcuna ragione per credere il contrario». È quanto afferma don Mathew Valarkote, segretario dell’Ispettoria di Bangalore, da cui dipende la missione salesiana in Yemen, citando monsignor Paul Hinder, vicario apostolico per l’Arabia meridionale, che è, dice il salesiano, «la nostra primaria fonte d’informazione».

In un’intervista all’agenzia salesiana Ans, il religioso fa il punto sul rapimento del confratello a fronte «delle voci incontrollate, dicerie e indiscrezioni circolanti in rete» a proposito dell’attuale situazione di don Uzhunnalil. Per la liberazione di don Uzhunnalil «il ministero degli Esteri dell’India è in contatto con le autorità ad Aden e sta seguendo la questione da vicino. Sushma Swaraj, Ministro degli affari esteri, ha scritto un tweet proprio sabato scorso, dicendo che il suo ministero sta compiendo tutti gli sforzi per ottenere la liberazione di don Tom. Abbiamo anche ricevuto una copia della seconda lettera che la Ministro ha scritto il 22 marzo 2016 al parlamentare Jose K. Mani, nella quale lo informa su ciò che il suo ministero sta facendo per ottenere il rilascio di don Tom. Anche mons. Hinder segue con attenzione la situazione. È ancora molto fiducioso e attraverso i canali diplomatici sta facendo di tutto, nei limiti delle sue possibilità, per la sicurezza di don Tom».

Circa le «voci incontrollate» che circolano sulla rete, don Valarkote dichiara che si sta cercando «di contrastare i falsi messaggi incontrollati attraverso la pubblicazione di dichiarazioni di smentita, ma con poco successo. Abbiamo fatto appello al pubblico di astenersi dal moltiplicare e diffondere tutte queste false indiscrezioni, in quanto possono compromettere gli sforzi in corso per salvare la vita dell’ostaggio. In questi giorni, stiamo ancora attraversando un periodo molto tormentato, dato che siamo costretti ogni volta a confrontarci con nuove voci che vengono da dentro o da fuori il paese». I familiari di don Tom «sono molto ansiosi e preoccupati, soprattutto quando ricevono notizie infondate e versioni contrastanti e contraddittorie che emergono dai social media, così come dai media tradizionali. Li abbiamo rassicurati che non si sta risparmiando alcuno sforzo per ottenere la sua liberazione».