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11 settembre; immersi in una crisi planetaria

«Lo scempio delle due torri colpisce per la sua ferocia ma dovremmo anche essere colpiti dalla morte di centinaia di migliaia di bambini provocata da dodici anni d’embargo in Iraq o dalla fame, dalla sete, o dall’Aids in Africa, dalla miseria in Brasile o India, dove l’esplosione di una fabbrica chimica provocò sedicimila vittime, e dove ancora oggi, dopo tanti anni, gli effetti di quell’esplosione continuano a seminare morte. Ma non abbiamo alzato la voce contro quelle ingiustizie, non ci siamo indignati o addolorati per quelle morti innocenti. Per noi erano solo dei numeri e abbiamo taciuto».

Lo sostiene il grande poeta toscano Mario Luzi nel libro-intervista con Renzo Cassigoli, «Le nuove paure», edito da Passigli (pp. 112, euro 8,90) e che sarà presentato alla Pergola di Firenze il 27 ottobre alle 16,30 nell’ambito dell’iniziativa «Leggere per non dimenticare».

«No, il terrorismo non ha giustificazione ma la realtà, come risulta dalla Storia, è molto più complessa e difficile da spiegare – dice Luzi –. Quello che noi vediamo dal nostro oservatorio di paesi ricchi è solo un aspetto della questione, è solo il primo piano ma dietro ci sono gli altri piani, e sono questi a determinare lo sconvolgimento dell’umanità sul pianeta. Come non accorgersi che l’ingiustizia trabocca da ogni parte, travalica ogni limite, infrange ogni regola? Eppure, se ci pensiamo, è la cosa più visibile, solo che spesso non vogliamo vederla. In realtà siamo immersi in una crisi planetaria di cui il terrorismo è solo un aspetto riconoscibile, se lo circoscriviamo».A giudizio del poeta, di cui in molti in questi giorni stanno chiedendo che il Capo dello Stato lo nomini senatore a vita, «la verità è che la parte povera del mondo cerca un nuovo assestamento» e «noi, popoli ricchi, stiamo appena cominciando a renderci conto degli squilibri e delle intollerabili ingiustizie che la politica di potenza e di prepotenza hanno provocato nella distribuzione delle risorse e delle ricchezze del pianeta. Pensiamo alla vicenda del Medio Oriente, con i luoghi sacri: Gerusalemme, Betlemme, la Palestina, e poi la Shoa, ci sono tutti gli elementi per drammatizzare un conflitto, che è esploso in quell’area ma che è di tutto il mondo. Un conflitto che avvelena il pianeta, tanto da chiederci cosa ne sarà della Terra fra qualche decennio. Nulla sembra reggere alla tempesta che abbiamo scatenato. Mi vengono in mente le invasioni barbariche: gli Unni, i Bavari, con le migrazioni di interi popoli, e penso che siamo a un momento di trapasso della storia umana che coinvolge la nostra coscienza, individuale e collettiva. Viviamo in uno stato di precarietà. Siamo nel colmo di uno scontro violentissimo che si manifesta anche con episodi intollerabili alla coscienza, come l’attacco contro le due Torri di Manhattan. È il terrorismo, diciamo noi. Ma il terrorismo lo hanno inventato gli europei. È nato da noi, come forma “altra” alle forme tradizionali del contendere».

«Certo i gesti orribili di chi, con due aerei pieni di persone, si scaglia sulle due torri di Manhattan per uccidere migliaia di innocenti, o di chi si fa saltare in aria ancora per uccidere degli innocenti, sono – a giudizio di Luzi – mostruosi al limite della sopportazione anche mentale. Ma per aberranti che siano, per chi li compie, per chi accetta di fare del proprio corpo un’arma per uccidere, quei gesti assumono un significato sacrificale. E, allora, è davvero difficile capire. La mente vacilla. Ognuno ha una diversa cultura della morte, ma quel che è accaduto comincia a incidere sulla comune mentalità, immettendo anche il dubbio su certi valori, che pensavamo consolidati. Evidentemente c’è chi ha un altro concetto della vita e della morte, gli attribuisce un altro significato».

Partendo dunque dall’11 settembre, e quindi dalle «nuove paure», il ragionamento di Luzi (che compirà 89 anni il prossimo 20 ottobre), inevitabilmente si allarga a temi più ampi: oltre che alle colpe dell’Occidente, al fondamentalismo religioso, alla separazione tra cultura e politica, alla funzione della scienza… «I capitoli del libro sul rapporto tra parola e utopia, sull’essenza del bene e del male, sulla funzione della poesia, introducono il lettore – spiega Cassigoli – all’esperienza di un uomo straordinario che ha attraversato il «magma» del secolo scorso, offrendoci la visione del mondo contemporaneo di un grande poeta che è al tempo stesso un intellettuale e un uomo di fede».

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