Opinioni & Commenti

25 aprile, ieri e oggi: cantiere aperto per dare solidità alle fondamenta della società

Un appuntamento al quale è convocato tutto il popolo italiano, non per una sterile e retorica commemorazione, ma per «rinfrescare» quella coscienza che nell’ormai lontana primavera del 1945 ricompaginò in unità l’identità della nazione, dilaniata dalle tragiche vicende della guerra scatenata dalle ideologie totalitarie e neopagane del nazifascismo, con la drammatica e crudele appendice della «guerra civile».

All’appello, tuttavia, per una pace operosa che avrebbe aperto i cantieri della ricostruzione guidati dalle recuperate libertà democratiche, mancava (anzi!, nuova minaccia incombente) l’Est dell’Europa oppressa dal Comunismo sovietico. Venne il referendum che diede all’Italia la preziosa Costituzione repubblicana.

I «principi fondamentali», che la introducono, rimangono punto di riferimento imprescindibile per quanti sono chiamati dal consenso dei propri concittadini a legiferare in Parlamento o a operare nel governo del Paese. Rimane, tuttavia, la necessità di alcune riforme che rendono più agevole il governo del Paese.

Così è stato e così deve continuare ad essere, in questi tempi di crisi, che tanto ci turbano, mettendo in discussione addirittura le fondamenta, quei valori che, attinti dalla nostra pur variegata tradizione, hanno dato e danno volto all’Italia, facendone sprigionare quelle energie che, ancora una volta, ci consentiranno non solo di superare la difficoltà che ci tormenta, insidia le nostre case e mette in difficoltà le imprese, ma ci rende operosamente responsabili nella costruzione (impresa mai terminata!) della grande casa comune dell’Europa, oggi così minacciata. Ancora: promotori vigilanti e fermamente attenti di un «dialogo» con il mondo dell’Islam su cui grava quel delirio sanguinario del fondamentalismo che già esplode anche nelle città del continente.

Avendo, inoltre, la possibilità di cooperare con solidarietà concreta alla costruzione del vero bene comune dei popoli che abitano nelle regioni sub-sahariane. Tenendo ben presente il richiamo profetico di papa Paolo VI che, con l’enciclica Populorum progressio, avvertiva che o si porrà mano al progresso integrale dei popoli che giacciono vittime di antiche e recenti politiche coloniali, o sarà inevitabile (lo è già!) lo scoppio della loro collera. Festa della Liberazione!

Cantiere che si riapre per dare solidità alle fondamenta di una «società liquida» che annaspa e sembra precipitare nel baratro del nichilismo. Facciamo risuonare con tutti i veri discendenti del patriarca Abramo, con quanti sono in ascolto della sana e illuminata ragione, il grido che ha animato la nostra «Resistenza» nei momenti più oscuri: le forze del male e della stupidità non possono averla vinta.