Opinioni & Commenti

Ancora dimenticate famiglia e scuola. Incapacità o scelta di governo?

Proprio mentre l’Italia si avvia a ripartire con quella che ormai chiamano la Fase 2 della pandemia, ma guardando nelle strade e ascoltando i governatori delle diverse Regioni forse siamo già alla fase 3 o 4, appare chiaro che famiglia e scuola sono finite nel dimenticatoio anche questa volta. Come si può pensare di riaprire le attività economiche del Paese se le scuole restano chiuse? C’è davvero qualcuno convinto che il bonus ’baby sitter’ possa bastare alle famiglie per trovare una sistemazione ai figli di chi deve tornare in fabbrica, in ufficio o riaprire un negozio? Le cifre di cui si parla, 600 euro, forse sarebbero sufficienti se la baby sitter di turno lavorasse a nero, fosse uno dei soliti giovani sfruttati. Ma poiché anche loro, secondo quanto si capisce nei tanti, troppi, decreti potranno muoversi liberamente nelle città solo se in possesso di un contratto regolare, appare difficile che lo ottengano da famiglie che, e questo è sicuro, dopo il coronavirus saranno tutte più povere.

Per non parlare della ministra alla Pubblica istruzione, Lucia Azzolina che, dopo aver impiegato un mese prima di capire che per la scuola serviva un «piano», ha iniziato ad apparire in tv e giornali annunciando ogni giorno qualcosa di diverso. Fino ad arrivare a dire che la scuola è chiusa, che la maturità quest’anno si farà solo con un orale (non si capisce poi perché si continui a pensare a internet quando gli studenti che dovranno sostenere quella prova potrebbero benissimo tornare nelle classi, con le precauzioni necessarie, ma certo non correrebbero più rischi dei clienti di bar e ristoranti, o di chi lavora in fabbriche, che tutti vogliono riaprire). Per non parlare del fatto che nessuno pensa alle attività estive delle associazioni e delle parrocchie, campi scuola e Grest, fondamentali per le famiglie e per i ragazzi, o delle ipotesi strampalate che continuano a circolare sul prossimo anno scolastico. Molte, ci auguriamo, sono fantasie di qualche funzionario del ministero, speriamo non della ministra. Tra queste c’è chi vede il futuro della scuola solo da casa, via computer, o chi ha pronto una nuova distribuzione di alunni e studenti in classi di 10 ragazzi.

A chi pensa a una scuola da casa, ribadiamo: chi dovrebbe stare accanto ai ragazzi? E, ammesso che le famiglie trovino i sostituti dei nonni, o di qualche zia o fratello maggiore, ci chiediamo cos’è cambiato in ciò che hanno insegnato a noi? La scuola è socialità, è vita quotidiana insieme agli altri, è una crescita continua e non solo attraverso i numeri o le frasi imparate su un libro o via computer. Sulla seconda ipotesi i quesiti sono ancora di più. Chi l’ha formulata ha idea di come sia l’architettura delle scuole italiane? Quanti insegnanti e professori dovrebbero essere assunti passando da classi di 28/30 unità a quelle di dieci? Cerchiamo di essere seri, di guardare come aiutare famiglie e scuole, pubbliche e private, primarie e secondarie. Un governo può aiutare le famiglie con cose concrete, come sgravi fiscali o assegni familiari che non siano un’elemosina, assicurando orari prolungati in scuole con mense e spazi adeguati. In una parola facendo tutto, per le materne come per le superiori. Anche per quelle private e paritarie che non sono le scuole dei ricchi ma strutture che le famiglie spesso scelgono perché assicurano proprio quei servizi che il pubblico non può garantire. Ma la ministra Azzolina lo sa o ancora una volta dovremo assistere a scelte dettate da ideologie? Con le ideologie, però, non si governa e non si fa politica.