Opinioni & Commenti

Attacchi alla Chiesa, la vittima è la laicità

di Giuseppe Savagnone

Che cosa può avere spinto uno studioso come Carlo Augusto Viano, che mille volte avrà sottolineato, nei suoi corsi di storia della filosofia, la necessità di coltivare il senso critico, evitando facili generalizzazioni, ad affermare con dogmatica sicurezza, che «le religioni si reggono su imposture e promesse inattendibili» e oggi «sono le principali minacce per la vita degli uomini»; che «i discorsi dei religiosi sono pieni di falsità, distorsioni, imposture e propaganda», cosicché «di un brigante un minimo ti puoi fidare, di un uomo di fede no»? E com’è possibile che un noto matematico come Piergiorgio Odifreddi, nel suo ultimo libro Perché non possiamo essere cristiani (e tanto meno cattolici), non abbia esitato a sostenere nel primo capitolo, intitolato «Cristiani e cretini», che il cristianesimo, essendo «indegno della razionalità e dell’intelligenza dell’uomo», è «una religione per letterali cretini»? Per quale illusione ottica lo stesso autore, che sicuramente guarderebbe con un sorriso di commiserazione i tentativi di un biblista di confutare le teorie di Gödel, ha potuto imbarcarsi nel patetico sforzo di smontare i testi biblici sul piano storico-esegetico? Eppure le opere di questi autori non sono stati accolte da un coro di risate, ma hanno trovato ampio successo di critica e di pubblico. E non sono le sole! Ne potremmo citare tante altre, apparse recentemente, di impostazione analoga.

Non si tratta solo di libri: il linguaggio dei quotidiani – si pensi alle provocazioni, fino alla volgarità, sul Manifesto – e della televisione, quello di alcuni politici, i toni delle conversazioni quotidiane, lasciano trapelare sempre più spesso, da un po’ di tempo a questa parte, un’aggressività e una violenza che ricordano certo anticlericalismo ottocentesco di cui credevamo di esserci definitivamente sbarazzati. È appena il caso di dire che non si tratta qui del merito – di per sé, criticare le posizioni e i comportamenti della Chiesa istituzionale non avrebbe nulla di scorretto, anzi potrebbe essere salutare per la stessa Chiesa –, bensì dello stile, ispirato frequentemente a una dichiarata ostilità, talvolta perfino a risentimento, che non solo non contribuisce a una reciproca comprensione e alla correzione di eventuali errori (Ecclesia sempre reformanda, la Chiesa deve sempre rimettersi in discussione e riformarsi!), ma finisce per suscitare reazioni opposte e simmetriche, altrettanto nocive a un sereno confronto.

La vera vittima di questa ondata di anticattolicesimo è, insomma, la laicità. L’essenza di quest’ultima è, infatti, la rinunzia ad assumere le proprie posizioni come un assoluto indiscutibile e la disponibilità ad aprirsi a un ascolto intelligente nei confronti di quelle altrui. Liquidare l’altro come un imbecille o un farabutto è sicuramente più semplice che cercare di capire le sue ragioni e lasciarsene interpellare, ma non ha nulla di laico. Meno che mai è segno di laicità generalizzare: ancora una volta, si richiede la fatica di guardare in faccia l’altro per quello che egli è, e non per la maschera che gli abbiamo appioppato. Su queste cose, forse, è ancora possibile intendersi tutti, credenti e non credenti. Ce lo auguriamo sinceramente, per il futuro della nostra società.

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