Opinioni & Commenti

Con il vescovo Betori per guardare in avanti

di Alberto Migone

L’attesa del nuovo Arcivescovo di Firenze è stata lunga e per molti aspetti sofferta.

Ora con l’insediamento sulla Cattedra che fu di San Zanobi e Sant’Antonino, domenica 26 ottobre – cerimonia semplice ma carica di significato –, monsignor Giuseppe Betori è il pastore della Chiesa fiorentina e noi, come Toscanaoggi, lo salutiamo e gli assicuriamo affetto e solidarietà.

Il cardinale Ennio Antonelli, che lo conosce bene, ha detto di lui: «Unisce passione e lucidità. Ha tante idee e sa realizzarle, se trova un ambiente favorevole e collaborativo». Su questo vogliamo rassicuralo fin d’ora. I fiorentini e i toscani sono con lui e non verranno meno a quanto verrà loro richiesto.

La Chiesa, che si trova a governare, è indubbiamente ferita da avvenimenti dolorosi e scandalosi che vengono da lontano, ma che hanno finito per toccare il presente. Ma ha anche potenzialità grandi: lo provano le tante iniziative anche di livello, realizzate in questi anni, a partire dal dibattito delle idee che si è sviluppato su temi di fondo come la famiglia o la laicità. Serve ora recuperare la capacità di sapersi confrontare in un clima collaborativo che non si caratterizzi mai per contrapposizioni rancorose.

È compito non facile quello che attende monsignor Betori a cui non possiamo far mancare collaborazione piena.

Ma è vivo in tutti il bisogno di cambiare pagina e soprattutto guardare in avanti e questo è un dato che facilita e impegna tutti.

Monsignor Betori si distingue anche per l’interesse vero e fattivo per i mezzi di comunicazione sociale di ispirazione cristiana (e questo chi scrive l’ha potuto constatare di persona nei due trienni di presenza nel Consiglio nazionale della Fisc, la Federazione italiana dei settimanali cattolici). Li considera infatti un canale privilegiato per far conoscere ad un vasto pubblico la voce e l’opera di una Chiesa come di un popolo che fa storia e che, insieme agli altri, vuol contribuire a costruire un’Italia diversa e migliore.

In un campo privilegiato dell’impegno soprattutto laicale, la stampa nostra necessita spesso di un rinnovamento anche grafico, ma soprattutto di sapersi e volersi collegare in una sinergia che non mortifichi le varie esperienze ma le colleghi e le rafforzi. In Toscana i tentativi sono stati tanti e quasi sempre positivi. Del resto senza questa possibilità la voce della Chiesa sarebbe più in difficoltà o messa all’angolo dalle grandi «corazzate», come è avvenuto in occasione di dibattiti o appuntamenti di grande importanza.

Monsignor Betori per tutto questo si è speso molto e gliene diamo atto.

Anche in questo impegno noi siamo pienamente disponibili contribuendo con l’esperienza, a tratti difficile ma esaltante, maturata in venticinque anni di un giornale regionale e contemporaneamente diocesano che si è fatto voce di 16 diocesi toscane.