Opinioni & Commenti

Contro intolleranza e razzismo pensare con la propria testa

Eppure la storia ci insegna che proprio la religione è stata usata per mettere uomo contro uomo, un popolo contro un altro popolo. In realtà chi studia, chi ha il coraggio leggere quanto è successo nei secoli, sa bene che a mettere le Nazioni contro non è mai la religione ma sono le crisi economiche e finanziarie, la paura che attanaglia chi ha molto e non vuol perdere niente. Allora tutto diventa difficile, ogni occasione è buona per far riemergere la «bestia» nascosta in parte degli uomini.

Così nella nostra società gli immigrati sono quelli che portano via il lavoro; gli ebrei si sono inventati la Shoah e i musulmani sono tutti terroristi, mentre i cattolici, quando va bene, sono solo «buonisti». Ogni occasione diventa quella giusta per far esplodere la rabbia, persino la diffusione del coronavirus: «I cinesi devono tornare a casa loro», si è letto troppo, e sentito ancor di più, in queste ultime settimane. Nessuno sembra più riuscire a ragionare con la sua testa e chi urla più forte riesce a spingere verso il baratro una maggioranza.

Noi vogliamo continuare a ragionare con la nostra testa, vogliamo essere pericolosi agli occhi di chi preferisce il silenzio davanti al più forte o a quello che urla per far credere di esserlo. Non vogliamo dimenticare quanto la storia insegna, come l’uomo sappia far il male. Non vogliamo chiudere gli occhi non solo davanti ai campi di sterminio nazisti o ai gulag della Russia di Stalin, davanti a quanto è successo nella ex Jugoslavia, in tempi più vicini ai nostri, o a quanto sta accadendo ora in Libia o in Siria, in Costa d’Avorio o in Sud Sudan, dovunque ci sia una dittatura.

In una bella intervista, in questo numero del settimanale, Izzedin Elzir ci ricorda come a Firenze da anni la parola «fratellanza» sia quella che guida i rapporti tra le religioni.

Da questa dobbiamo trovare la forza per ripartire, senza paura di portare la nostra testimonianza. Non è facile farlo quando poco lontano si attaccano cartelli contro gli ebrei nelle abitazioni degli ex deportati e la senatrice Liliana Segre è costretta a girare con la scorta, quando si invitano i bambini di origine cinese, spesso più italiani di noi, a non andare a scuola perché potrebbero avere il coronavirus (anche se loro la Cina non sanno neppure dove sia).

Noi vogliamo essere più forti dell’intolleranza, della rabbia di pochi (ma che vogliono far credere di essere tanti), vogliamo aver fiducia nell’uomo: sia esso bianco o nero, disabile o no, cattolico, ebreo, musulmano. Vogliamo avere fiducia nei giovani, nei ragazzi, che vogliono verità e spesso sono più grandi dei loro insegnanti, talvolta anche dei loro genitori.

Qualcuno potrebbe domandarsi cosa sia saltato in mente a chi scrive. Tranquilli, non sono impazzito. Voglio solo che i nostri lettori, quelli abituali e quelli a cui capiterà per caso in mano il nostro settimanale, siano rassicurati. Noi continueremo a ragionare con la nostra testa anche se gli attacchi sui social dovessero diventare più violenti di quelli che talvolta già leggiamo sotto alcuni nostri post, a volte scritti da persone a noi vicine. Vorremmo solo che chi lo fa avesse poi il coraggio di studiare il passato, di guardare cosa succede in altre parti del mondo, e avesse la forza di scusarsi.

Da parte nostra continueremo a dar voce a chi voce ne ha poca o per niente, a farci garanti di quanto la Chiesa da oltre 2000 anni porta avanti, senza paura e senza vergogna. Una Chiesa che può sbagliare, perchè fatta da uomini, ma che sa chiedere perdono, dove accanto a uno che fa del male ci sono decine, migliaia, di persone che ogni giorno lavorano per il bene degli altri.