Opinioni & Commenti

Crisi politica, schieramenti e ruolo dei cattolici

Crisi di governo. Manovre e gesti, azioni e reazioni tutt’altro che trasparenti nei due opposti schieramenti e tutt’altro che adatte ad arginare l’ondata dell’antipolitica. Ma tant’è: ormai si cambia strada. Per andare dove, però? È opportuno che anzitutto i cattolici facciano il loro esame di coscienza e riflettano – tutti – sulle loro responsabilità. Si è davvero preoccupati del bene comune concepito alla luce – non «moderata» ma piena – dell’ispirazione cristiana? S’intende batterci sul serio perché noi cattolici per primi, «liberi ma non (pazzamente) dispersi», lo possiamo servire a dovere con saggezza politica e trasparenza morale? Se è così allora non basta avere ragioni più o meno fondate per rallegrarsi o, all’opposto, per rammaricarsi della caduta di Prodi. Andando avanti con questo sistema, infatti, aumenteranno le nebbie, non le schiarite.

Ai cattolici del centro-sinistra si potrebbe dire che questa crisi è anche la crisi di un fronte elettorale in cui la loro «mediazione» etico-politica non è riuscita, o almeno non è riuscita bene. Alla Costituente fu un’altra cosa. Tra l’altro, non basta riferirsi, come ogni tanto si fa, alla laicità di De Gasperi per essere laici «maturi» come lui.

Ai cattolici del centro-destra bisogna ricordare che non è sufficiente per le coscienze cristiane, che non vogliono fare sconti sulla fedeltà all’ispirazione e alla valutazione evangelica dei fatti sociali, la loro «mediazione» col liberismo, con gli interessi e col filo-americanismo ad oltranza di Berlusconi. Non è sufficiente, neppure per loro, andare in piazza San Pietro a solidarizzare col Papa per essere pubblici testimoni credibili della fede e della dottrina sociale della Chiesa integralmente intesa.

Senza dire poi che non è più sopportabile – anche quando non fosse condivisibile certa rabbiosa denigrazione del «cattolico» da parte degli odierni «giacobini» – veder mescolato il nome cristiano con forme deteriori di clientelismo, con troppe collusioni o vicinanze ai clan malavitosi e neppure con gli spettacoli osceni delle risse parlamentari di cui in questi giorni sono stati attori alcuni «amici» di fede e di partito.

Ai cattolici che operano perché dalla crisi della cosiddetta seconda Repubblica e del suo bipolarismo, tanto presuntuoso quanto incapace di vere riforme, nasca la possibilità di una «Cosa Nuova» che non si collochi né di qua né di là ma al centro degli schieramenti va ricordato che non c’è solo il problema di farla davvero «Nuova» questa «Cosa» attesa, ma c’è anche il problema di sapere quali persone, quali personaggi la guideranno. Non tutti i centristi sembrano avere idee programmatiche coerenti con l’ispirazione cristiana riformista di cui ha parlato Pezzotta nell’intervista del 28 gennaio alla «Stampa», né tutti hanno le qualità morali e la tempra cristiana dell’«orso bergamasco», sebbene – grazie a Dio – uomini e donne di qualità morale, di tempra cristiana e di capacità sociali e politiche non manchino (ma non sovrabbondino, purtroppo) ai diversi livelli della nostra società. I cattolici protagonisti degli attuali scenari – pensiamo a tutti, non solo a quelli di una parte – saranno capaci di suscitare un po’ più di speranza nelle nostre comunità e fra la gente?

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