Opinioni & Commenti

Dalla Francia un messaggio di rottura

di Marco Olivetti

L’elezione di Nicolas Sarkozy alla presidenza della Repubblica francese si presenta come un possibile momento di svolta e di cambiamento non solo per la vita politica e sociale francese, ma più in generale per le dinamiche europee di questo inizio di secolo. Sarkozy ha superato nel secondo turno la candidata del Partito socialista, Segolène Royal, con un margine netto (53% contro 47), anche se inferiore a quanto previsto negli ultimi sondaggi della vigilia. E, pur essendo stato ministro in buona parte dei governi succedutisi sotto la seconda presidenza Chirac (dal 2002 ad oggi), è riuscito a presentarsi come il candidato del cambiamento e come portatore di un messaggio di rottura con l’immobilismo degli ultimi anni. Una rottura finalizzata da un lato a consegnare al museo i valori dell’egualitarismo sessantottino e dall’altro ad adeguare la Francia a fronteggiare le minacce di declino e le sfide economiche e sociali dell’età della globalizzazione.

Davanti ad un candidato portatore di un messaggio di cambiamento, gli elettori francesi hanno espresso finalmente una indicazione positiva, dopo che negli ultimi cinque anni si erano espressi soprattutto con dei no: a Chirac nelle elezioni legislative del 1997, a Jospin e, poi, a Le Pen nel 2002, al governo di centro-destra nelle elezioni regionali del 2004, all’Europa nel referendum del 2005… La larghezza della maggioranza vincitrice lascia presupporre che, nelle elezioni legislative del prossimo mese di giugno il centro-destra, potrà disporre di una maggioranza parlamentare, che gli consentirà di tentare la realizzazione del suo impegnativo programma di riforme.

Il nuovo presidente francese ha assunto impegni chiari già nelle dichiarazioni rilasciate subito dopo la vittoria: ha promesso un rilancio dei valori del lavoro e della responsabilità, ma al tempo stesso ha assicurato che “nessuno sarà lasciato solo”. Ha annunciato che “la Franc ia è di ritorno in Europa”, il che avverrà verosimilmente con una proposta sulla ripresa del cammino costituzionale europeo, mediante una riformulazione del Trattato con obiettivi meno ambiziosi. Agli “amici” americani ha promesso la tradizionale amicizia francese, ma nel quadro di un rapporto libero e chiedendo un impegno per lottare contro il cambiamento climatico. In politica estera non ha dimenticato il terzo mondo, soprattutto l’Africa ed ha promesso una politica estera impegnata a creare una comunità del mondo mediterraneo. Il quadro delle prossime scadenze è noto: il 16 maggio passaggio dei poteri fra Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy; il giorno dopo nomina del nuovo primo ministro, che condurrà la battaglia del “campo presidenziale” per le elezioni legislative del 10 e 17 giugno; solo dopo queste ultime – quindi, in totale dopo ben quattro chiamate dei francesi alle urne – la “squadra” di Sarkozy sarà completa e potrà iniziare ad operare.

Ma le elezioni presidenziali lasciano aperta anche la questione del rinnovamento della sinistra. Ferma al 36% al primo turno, essa si trova oggi più che mai davanti all’alternativa fra una politica frontista (ovvero alla conferma delle attuali alleanze con la galassia della sinistra estrema, composta di comunisti, trotzkisti, ecologisti e no global) e una apertura al centro. In effetti è da qui che è venuta una delle grandi novità delle elezioni, con il risultato del leader centrista François Bayrou, che ha conseguito il 18,5% dei voti, triplicando il proprio risultato del 2002. Il Movimento democratico lanciato da Bayrou aspira a imitare il centro-sinistra italiano, ma in condizioni profondamente diverse, dato che gran parte dei membri dell’Udf, il partito di Bayrou, si sono schierati con Sarkozy nel 2° turno (restando così fedeli alla loro storia, che è quella di una destra moderata).

Le elezioni francesi hanno dimostrato una buona salute democratica. L’elevata partecipazione, superiore all’80% degli iscritti al vot o, si aggiunge al declino del Fronte nazionale, svuotato al primo turno dal recupero dei valori nazionali nella campagna di Sarkozy. Una lunga era politica – quella dominata dalle due personalità di Mitterrand e di Chirac (quest’ultimo prima come leader dell’opposizione di centro destra negli anni mitterrandiani, poi come successore all’Eliseo del presidente socialista) – si chiude in Francia e una nuova generazione (quella dei 52 anni di Sarkozy, dei 54 di Royal e dei 53 di Bayrou) assume il controllo del Paese. Un Paese grande e forte, che avverte il rischio del declino, ma che è al tempo stesso il “campione europeo di natalità” (in un continente di culle vuote, quelle francesi sono singolarmente piene). L’impressione è che i protagonisti di questa campagna – non solo il vincitore, ma anche gli sconfitti – siano lì per restare, e che essi domineranno la vita politica francese ed europea del prossimo decennio.