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Elezioni, attratti o risucchiati i cattolici restano delusi

La logica dei numeri dimostra che la Lega di Matteo Salvini, dopo le europee della scorsa domenica, è la forza trainante della maggioranza, e in qualche modo dell’intero Paese. Cioè di un’Italia che guida a sua volta il fronte sovranista in Europa; un fronte che però ha mancato l’occasione di imporre alle istituzioni comunitarie una diversa agenda politica.

Solitudine ed irascibilità di solito non aiutano a risolvere i problemi. In Germania l’Afd è rimasta inchiodata a percentuali ininfluenti; in Francia ha conquistato la maggioranza relativa su valori che però non si discostano sostanzialmente da quelli del primo turno delle ultime presidenziali. In Gran Bretagna, terzo vertice del triangolo populista, l’affermazione di Farage non potrà che tradursi in un colpo di acceleratore in direzione dell’hard Brexit, le cui conseguenze saranno rapidamente sotto gli occhi di tutti. Colpisce lo spostamento a destra dell’asse della nostra politica nazionale. Salvini ha il suo interlocutore naturale sempre meno nel M5S e sempre più in Fratelli d’Italia (che hanno cannibalizzato Casa Pound e Forza Nuova, ma anche qui senza trovare nuovi consensi).

Ora ha tutto l’interesse a promettere lunga vita al governo, sapendo di avere il coltello dalla parte del manico e di poter imporre agli alleati frastornati l’autonomia fiscale di Veneto e Lombardia. Quando il Movimento Cinque Stelle avrà esaurito questa funzione sarà facile dargli il benservito e passare all’incasso, anche perché la sinistra che si è raccolta attorno al Pd ha sì mantenuto bene le posizioni, riprendendosi i voti persi a vantaggio dei grillini, ma di qui a generare rinnovati entusiasmi ce ne corre.

È già iniziata, del resto, la nuova offensiva contro l’Unione europea, cui verrà addossata la responsabilità dell’eventuale caduta del governo dopo l’estate, in occasione della prossima legge di bilancio. Situazione in gran movimento, insomma, ma paradossalmente statica come non mai. Lo dimostra il fatto che la somma dei due partiti di governo è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al 2018: chi era al 17 ora è al 34 percento, e chi era al 34 è al 17. I dati delle amministrative, viceversa, hanno dimostrato che esistono alcune roccaforti della sinistra che resistono bene alle intemperie. Firenze è una di queste. Ma si badi bene: si tratta di roccaforti che resistono, mentre la pianura è in gran parte occupata dall’avversario. L’Italia di oggi ricorda molto quella descritta da Guicciardini, con la Lega a svolgere il ruolo di Carlo VIII.

Inevitabile una riflessione sul ruolo dei cattolici: irrilevanti, come fotografato bene già dagli esiti delle politiche dello scorso anno. Attratti in parte dalle ostensioni di rosari di Salvini, oppure risucchiati in soluzioni simil frontiste sul lato opposto della barricata. Entrambe le soluzioni lasciano delusi. Il Popolo della Famiglia pare aver esaurito la sua spinta. In un Paese in cui si perpetua l’incertezza e fiorisce la demagogia i cattolici avrebbero qualcosa di serio da dire e da testimoniare. Se la crisi politica attuale dovesse aggravarsi, sarà stato anche per colpa loro.