Opinioni & Commenti

Euro, un atto di fiducia collettiva

DI PIERO TANISembrava quasi che ci si fosse dimenticati che l’euro, dopo essere stato introdotto come moneta virtuale, stesse per entrare in circolazione. Nell’ultimo mese, tuttavia, l’attenzione è cresciuta molto – anche come frutto di una crescente informazione e sensibilizzazione da parte dei mezzi di comunicazione – e ci s’interroga, si discute e si fanno previsioni sulla nuova moneta europea e sulla scomparsa della lira e delle altre vecchie monete degli stati europei. Si manifesta preoccupazione per i piccoli disagi che ci aspettano (valutare l’entità dei prezzi in euro rispetto a quelli cui eravamo abituati, imparare a fare i conti con i centesimi, munirsi di borsellini capaci, non sbagliare a compilare i nuovi assegni; e così via). Giustamente si discute anche su possibili svantaggi di questo passaggio: timori per gli arrotondamenti malandrini o per il fatto che si colga l’occasione del cambiamento della moneta per aumenti di prezzo; timori d’inflazione; preoccupazioni per il combinato effetto dell’euro e delle non buone prospettive delle economie. Da quest’ultimo punto di vista, l’incognita maggiore è costituita da possibili effetti sul comportamento dei consumatori: potrebbe prevalere l’effetto di prezzi apparentemente tanto più «bassi» di prima, o, in direzione contraria, l’effetto brivido del primo saldo di conto corrente in euro («Mamma mia, siamo quasi in rosso!»); oppure la preoccupazione di non riuscire a capire bene quanto costano le cose, anche quelle che sono oggetto di acquisti consueti. E un’eventuale riduzione della spesa in consumi potrebbe portare ad effetti negativi a catena sulla congiuntura.

Ma quando saranno state esaminate e discusse le piccole preoccupazioni e i rischi maggiori, soppesati vantaggi e svantaggi economici, manifestato qualche rimpianto per la lira e per quello che ha rappresentato nella vita del paese e nella vita personale, si sarà solo sfiorato il significato e il peso di quest’evento che unisce dodici paesi europei – con prospettive di progressivi allargamenti – con un nuovo fortissimo legame, e avvicina l’unità politica, anche perché la rende più necessaria.

Tutte le monete oggi si sostengono su atti di fiducia: nessuna delle monete circolanti ha infatti alcun valore intrinseco né è convertibile in oro o altro bene avente valore intrinseco (l’ultima moneta ad abbandonare una, sia pur limitata, convertibilità è stato il dollaro nel 1971). Tutte le monete sono quindi accettate in pagamento essenzialmente perché ci si aspetta di poterle trasformare in qualunque momento in beni e servizi, acquistabili presso qualcuno che dovrà esercitare un analogo atto di fiducia. Il neonato euro può essere letto come il frutto di un grande atto di reciproca fiducia tra gli stati e tra i popoli di una larga parte dell’Europa. Anche chi ancora non fosse convinto e preferisse la precedente situazione con circolazioni monetarie separate, dovrebbe riconoscere la grandezza di quest’impegno che unisce i dodici paesi. Ma si deve auspicare che ciascuno, consapevolmente, faccia proprio questo atto di fiducia collettiva e, superando i piccoli disagi, accolga con gioia questo evento come uno dei non molti segnali di speranza che vengono dal mondo alla fine di questo tragico 2001.