Opinioni & Commenti

Il bisogno di buona politica

di Carlo Costallipresidente nazionale del Movimento cristiano lavoratori (Mcl)

Il governo Monti è una parentesi o un punto di non ritorno? Al di là di meriti o errori dell’esecutivo (particolarmente insufficiente su liberalizzazioni e privatizzazioni), è su questo che si divide la politica italiana, prima ancora che sulla frattura centro-destra/centro-sinistra. È la divisione tra chi vuole lasciare le cose come stanno e chi sente che si deve cambiare.

Per buona parte dell’attuale classe politica e per il sistema dei micro interessi funzionali ad essa collegato, il governo Monti è un’esperienza giustificabile con l’eccezionale crisi finanziaria in cui il Paese si è trovato; un’esperienza da superare appena possibile. I partiti avevano ripreso a manovrare sul campo elettorale come se nulla fosse avvenuto, poi è arrivato il cataclisma delle amministrative.

Perlomeno «strana» la reazione dei partiti alla sfiducia dei cittadini: tutti impegnati a inventarsi un nuovo nome, individuare facce nuove da cooptare per attrarre gli elettori, trovare la parola magica per un marketing di successo del nuovo partito-prodotto. Ma quando la politica è solo comunicazione il risultato è una repubblica dell’immagine, una democrazia senza contenuti né partecipazione. Solo una parte della classe politica intuisce che nulla potrà più essere come prima: gli elettori sceglieranno chi ci dovrà governare in base a condizioni radicalmente nuove. Questa opinione, minoritaria in politica, è per fortuna maggioritaria nell’opinione pubblica. Non può bastare una riverniciatura per riattivare una virtuosa crescita economica: la politica dell’immagine può essere utile (forse) a conquistare qualche voto ma non (di sicuro) a risolvere i problemi del declino italiano. Per risolvere quei problemi occorre opporre al paradigma dell’introversione quello dell’europeizzazione: la politica italiana deve abbandonare il suo provincialismo, deve riconoscere che l’Italia è uno Stato membro dell’Unione europea e non più uno Stato nazionale indipendente, che la capacità del Paese di risolvere i problemi interni dipende dalla sua influenza esterna, che l’interdipendenza e la complessità delle politiche pubbliche degli Stati membri hanno modificato natura e ruolo dell’azione politica interna di ognuno.

L’Italia non può permettersi di tornare, dopo l’esperienza Monti, alla politica introversa, ai partiti eccentrici e ai politici senza competenze e senza storia politica. Prima di dividersi tra centro-destra e centro-sinistra bisogna essere uniti nel chiedere nuove regole istituzionali, un diverso sistema di partiti e una rinnovata élite politica. L’Europa deve tornare a rilanciare il valore dell’economia sociale di mercato, alla riscoperta delle sue radici cristiane.

In Italia c’è bisogno di politica, di buona politica. Di politici competenti e moralmente rigorosi. Ce lo chiede la Chiesa: ultimo, in ordine di tempo, il cardinal Bagnasco nella sua prolusione all’Assemblea Cei del 21 maggio; ce lo chiede la nostra gente che dà segnali precisi in questa direzione.

Qui gioca un ruolo centrale il Forum delle associazioni del mondo del lavoro che sta preparando una «Todi 2» per il prossimo ottobre: dovrà dimostrare di saper fare proposte concrete e realizzabili per rinnovare la rappresentanza politica e dare fiducia e speranza al Paese.