Opinioni & Commenti

Il «metodo» della Regione ha funzionato grazie anche alle diocesi. Altre cose un po’ meno

di Andrea Fagioli

Premesso che una seria politica dell’immigrazione vada ripensata a livello nazionale e non solo, il cosiddetto «metodo Toscana» per l’accoglienza dei profughi ha funzionato. Nel darne atto al presidente della Regione, Enrico Rossi, è doveroso sottolineare che ha funzionato grazie soprattutto alla collaborazione con la Chiesa. Basta scorrere l’elenco dei luoghi d’accoglienza per capire che si tratta in gran parte di strutture delle diocesi o comunque riconducibili all’associazionismo cattolico. I due ostelli individuati nel grossetano, uno a Massa Marittima e l’altro a Gerfalco, sono entrambi gestiti dalla Fondazione Sant’Anna, eredità dell’operato di don Luigi Rossi.

In provincia di Arezzo, il luogo d’ospitalità messo a disposizione è la canonica dell’antica chiesa parrocchiale di San Giusto a Palazzuolo nel comune di Monte San Savino. Si tratta di una proprietà della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro che la gestisce insieme alla Caritas. Dei profughi arrivati nell’area fiorentina, una parte vengono ospitati a Firenze a Villa Pieragnoli, struttura della diocesi gestita dalla Caritas. Di altri se ne fa carico la Madonnina del Grappa, l’Opera fondata da don Giulio Facibeni.

A Monte Morello, nel comune di Sesto Fiorentino, i profughi sono accolti in una canonica (Santa Maria) della parrocchia di San Martino. Ad Empoli in case famiglia della Misericordia. Nel comune di Montopoli Valdarno (Pisa), in località Le Capanne, sono ospiti dell’Oasi Madonna del Buon viaggio di proprietà della diocesi di San Miniato. Infine, nel comune di San Marcello Pistoiese, altri immigrati trovano assistenza e riparo nella casa vacanze «Mons. Longo Dorni» della diocesi di Pistoia.

Il presidente Rossi non ha mancato di riconoscere l’apporto del mondo cattolico toscano quando nel ringraziare le Forze dell’ordine e i Vigili del fuoco ha esteso il ringraziamento «in modo caloroso ai sindaci, ai vescovi, a tutto il volontariato perché hanno dato una prova straordinaria».

Ci spiace, invece, per quanto successo a Calambrone (caso molto diverso da Coltano) e su cui è intervenuto anche l’arcivescovo di Pisa, Giovanni Paolo Benotto, invitando alla «solidarietà immediata» e dicendo «no alle paure irrazionali». Così come ci spiace che nello stesso giorno dell’arrivo dei profughi al porto di Livorno, imbarcati sulla «Superba», la Regione si sia contemporaneamente imbarcata in ben altra avventura rivendicando di avere, «prima in Italia», inaugurato nel sito ufficiale del turismo la sezione «Gay Friendly», «uno strumento – è stato spiegato – dedicato al pubblico “lgbt” (lesbico, gay, bisessuale e transessuale)». «A breve – è stato aggiunto – sarà online anche il blog sul quale sarà possibile postare foto, suggerimenti e scambiarsi opinioni sulla propria esperienza di vacanza in Toscana». Questo, a fronte della doverosa solidarietà ai profughi, è un servizio di cui, francamente, potevamo fare a meno.