Opinioni & Commenti

Il voto, arma spuntata ma pur sempre arma

di Claudio Turrini

Il rischio più grosso è quello dell’astensionismo. Una campagna elettorale fatta per lo più di insulti e di ricorsi ai tribunali può scoraggiare chiunque. Nell’aprile del 2005 votarono alle regionali 2 milioni e 176 mila toscani. Il 74,63% degli aventi diritto. Erano le prime senza il voto di preferenza e con un sistema elettorale che permetteva di prevedere in anticipo i nomi dei consiglieri eletti. Fu in quell’occasione che Toscana Oggi inventò il «seggiolotto». E il gioco, purtroppo, riuscì. «Indovinammo» l’esito del voto con un 95% di accuratezza. Anche questa volta lo abbiamo riproposto (Regionali, torna il «Seggiolotto»: ecco i 55 «nominati»). Abbiamo previsto, con tanto di nome e cognome, i 33 consiglieri che spetteranno alla maggioranza e i 22 che invece andranno alle opposizioni.

Rispetto a cinque anni fa la legge elettorale è un po’ cambiata. Lo sbarramento è ora per tutti i partiti al 4% e il «listino» regionale si è ampliato. Corretto anche il metodo di assegnazione dei seggi che – e almeno questa è una buona notizia – sono scesi da 65 a 55. Ma l’innalzamento della soglia di ingresso è l’unica vera variabile in gioco. Se si supera il 4% si ottengono subito due seggi. Se si rimane sotto non si entra in Consiglio. E i partiti che rischiano sono diversi.

Questa legge, alla quale come settimanale ci siamo sempre opposti, è frutto di un accordo trasversale stipulato cinque anni fa tra An, Forza Italia e Ds e riconfermato nell’estate scorsa da Pdl e Pd. Oltre a scippare ai cittadini la possibilità di scegliere i consiglieri (che vengono perciò «nominati» dai partiti, visto che le primarie non decollano), rende molto difficile anche un’alternanza di governo in una regione come la nostra. È infatti una legge proporzionale, ma con forti correttivi (il premio di maggioranza) che non lasciano grandi dubbi sull’esito finale. Il centro-sinistra, che questa volta si ricompatta anche con l’area di Rifondazione, parte in Toscana da un consistente vantaggio sul centro-destra. Forse è per questo che il Pdl ha opposto a Enrico Rossi Monica Faenzi, una donna battagliera e tosta, ma che difficilmente lascerà il suo Comune e il seggio in Parlamento per guidare l’opposizione in Consiglio. L’Udc, che ha ben condotto in questi anni una sua solitaria battaglia di opposizione, mettendosi in mezzo tra Pd e Pdl, non può fare che da terzo incomodo.

Con questo quadro, la tentazione del «non voto» potrebbe essere forte. E forse quei partiti che ancora oggi – come il Pdl – difendono tenacemente questa legge elettorale, non se ne preoccupano troppo. Ma disertare le urne sarebbe un arrendersi alle lobby dei partiti. Votare, prima ancora che un dovere civico, sancito dalla Costituzione, è la scelta sensata per tentare di opporsi a questo «teatrino» della politica. Noi abbiamo cercato di stanare i candidati presidente interrogandoli sulle grandi scelte di cui la Toscana ha bisogno (Regionali, forum con i candidati). Su quelle cose i lettori possono giudicare chi debba governare la regione. E poi possono utilizzare al meglio le modalità di voto che prevedono sia il consenso al solo candidato presidente – penalizzando così i partiti che lo sostengono – che il cosiddetto «voto disgiunto» tra partito e candidato presidente. Partiamo da qui per impedire che il nostro diritto di voto venga ulteriormente devitalizzato.