Opinioni & Commenti

Imu: se il rifugio del mattone si trasforma in spinta alla povertà

di Domenico Delle Foglie

Nella vita c’è un tempo per dare e un tempo per ricevere. È il ciclo della vita, ma per tante famiglie italiane questo secondo tempo, quello del ricevere, non arriva mai. Anzi, per dirla tutta, si ha netta la sensazione che la partita sia definitivamente persa. La vicenda dell’Imu ne è, a suo modo, l’emblema. Nata come un ripristino della vecchia Ici sulla prima casa, dopo l’introduzione di un pesante meccanismo di calcolo che ha fatto raddoppiare gli esborsi a carico dei cittadini, essa si è rivelata per quello che è effettivamente. Ovvero, un’autentica tassa patrimoniale a carico di quegli 85 italiani su cento che possiedono la prima casa.

A parlare (finalmente) un linguaggio di verità ci ha pensato dalle colonne del Corriere della Sera il sottosegretario all’economia Vieri Ceriani: «Abbiamo seguito la ricetta che ci viene suggerita da tutte le istituzioni internazionali, la fiscal devolution: meno tasse sul lavoro e il capitale produttivo, più imposte sui consumi e sul patrimonio, cosa che abbiamo fatto con una patrimoniale reale sulla ricchezza finanziaria, con il bollo, e immobiliare». Ecco chiarito almeno un fatto: con l’Imu il governo Monti ha introdotto una patrimoniale immobiliare permanente. Gettito previsto: 11 miliardi di euro su base annua. Una cifra mastodontica, al netto delle esenzioni che gentilmente il governo ha voluto garantire ai partiti, ai sindacati e alle fondazioni bancarie. La Chiesa cattolica, invece, per le attività commerciali realizzate nei propri immobili pagherà. È giusto così, ma qualche dubbio sulla destinazione sociale dell’immenso patrimonio immobiliare delle fondazioni bancarie, almeno quello rimane. In ogni caso, l’intervistatore ha dimenticato di sottolineare che di meno tasse sul lavoro e sul capitale produttivo non c’è assolutamente traccia, come dimostrano ampiamente la terribile crisi occupazionale e i ricorrenti suicidi degli imprenditori.

Questa lunga digressione, che scuserete, solo per chiederci cosa dire a quei milioni di italiani che hanno lavorato tutta la vita per comprarsi una casa con il mutuo. Qualcuno penserà di aver fatto un pessimo affare a dar retta a quella formichina che li ha spinti a puntare tutto sul mattone. Pensavano di mettere al riparo i risparmi di una vita e di poter vivere decorosamente con la pensione. Ora dovranno passare il tempo che resta a pagare tasse (e ancora tasse) per salvare lo Stato dalla bancarotta. Come spiegare tutto questo a quel vecchio pensionato con 700 euro al mese che candidamente, alla radio, ha dichiarato che non potrà pagare l’Imu e che si è sentito rispondere gelidamente, dal tecnico di turno, che non c’è nulla da fare e che gli verrà pignorata la casa? Ecco, questa vicenda dell’Imu è come quella delle statistiche italiane sul consumo dei polli.

Con l’Imu a qualcuno si fa il solletico, ad altri si toglie tutto. Soccorrere quel vecchio signore e le famiglie che con l’Imu (e tutto il resto) stanno subendo una spinta nell’area della povertà, è un dovere. Anche perché in una situazione di fragilità è facile che entrino in scena gli sciacalli.