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In confessionale un ignobile tranello travestito da inchiesta giornalistica

di ALBERTO MIGONEIl Settimanale l’Espresso ha pubblicato un’inchiesta – né originale né particolarmente «coraggiosa» – nata con lo scopo di cogliere sui temi etici il contrasto tra «le direttive di Papa Ratzinger e il grande esercito dei preti italiani, quelli che tutti i giorni ascoltano i fedeli, le loro difficoltà, le loro perplessità». E così un cronista, fingendosi penitente, è andato dal 7 al 21 gennaio scorso a chiedere lumi a vari sacerdoti in 27 chiese di Torino, Milano, Roma, Napoli, Palermo.

Vedere profanato – perché per un credente di questo si tratta – il Sacramento della Riconciliazione, fa soffrire, ma anche indigna perché questa «inchiesta» ha un assunto ideologico, che si fa pressione mediatica per influenzare l’opinione pubblica.

Quali sono infatti i temi etici sui quali vengono interpellati i vari sacerdoti? Sono principalmente – guarda caso – eutanasia, procreazione assistita, coppie di fatto, unioni omosessuali. E su questi temi tanti sacerdoti sarebbero perplessi e quindi favorevoli – o almeno non contrari – a leggi che ne stabiliscano la liceità. Ma è proprio questo che possiamo dedurre?

Il cronista non sa – o finge di non sapere – che il sacerdote quando confessa non affronta un caso teorico su cui esprimere un’opinione, ma ha davanti – come è stato ben scritto – «una persona reale, con le sue sofferenze interiori, che è in cerca di perdono, di aiuto, di conforto». A questa risponde, valutando con saggezza, e per quanto gli è possibile, tutte le circostanze in cui certi atti sono stati compiuti, perché è questo che determina il diverso grado di responsabilità. E in base a questo – oltre ovviamente al sincero pentimento – assolve o meno. In quest’ottica ci sembra che si siano mossi, ignari dell’inganno, i sacerdoti in questione, e da parte loro c’è sempre stato l’invito a «confidare sulla misericordia di Dio», a «pregare per avere lumi nelle situazioni più difficili», a «intraprendere con coraggio una via difficile».E son proprio queste parole, che il falso penitente riporta, a qualificare l’inchiesta per quello che è: «un ignobile tranello».

Il servizio dell’Espresso “Benedette assoluzioni”