Opinioni & Commenti

La Visita del Papa, le «immagini» di un evento

di Andrea Fagioli

Nella Visita del Papa in diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro ho ritagliato tante «immagini»: le prime sono quelle del Papa-nonno e del Papa-padre, passando per il Papa-professore.

Il Papa-nonno lo abbiamo visto subito all’opera appena sceso dall’elicottero allo stadio di Arezzo quando ha accarezzato e parlato con quattro bambini vestiti con i colori dei quartieri del Saracino. Altri, più piccoli, se li è fatti passare di mano in mano fin dentro la papamobile. Due un po’ più grandicelli hanno cantato per lui ai piedi della Madonna del Conforto. In cinquemila lo hanno salutato alla partenza da Arezzo. Altri glieli hanno portati in braccio in piazza Torre di Berta a Sansepolcro. Scendendo dal palco ci ha pensato da solo a fermarsi per fare due chiacchiere con i giovanissimi «nipoti».

Quando Benedetto incontra i bambini, il suo volto cambia, si trasfigura. Nei gesti e nel sorriso mostra la grande tenerezza di cui è capace soprattutto ora che avverte il peso degli anni. Ma non per questo rinuncia ad essere professore con precisi riferimenti storici come quelli fatti nella breve ma densa e articolata omelia della Messa al Prato. Omelia dalla quale è emerso soprattutto il Papa-padre, autorevole, che invita i figli della sua grande famiglia ad essere fermento nella società, cristiani presenti, intraprendenti e corenti, a dare nuovo sapore all’intera società civile con il sale dell’onestà e dell’altruismo disinteressato.

Un padre che diventa autorità morale per tutti, anche per i non credenti, quando invita, in questo tempo di crisi economica, a reagire alla tentazione dello scoraggiamento, a migliorare la vita sociale e civile, ad essere capaci di operare dentro la città dell’uomo, con la volontà di servire al di là dell’interesse privato, al di là delle divisioni di parte perché il bene comune conta di più del bene del singolo.

Del grande evento in terra aretina (la prima Visita di Benedetto in Toscana), oltre al dispiacere per la tappa alla Verna saltata per il maltempo, restano tante altre «immagini», a partire dalla lettrice del Movimento apostolico ciechi a cui è stata affidata la proclamazione della prima lettura utilizzando un testo in braille degli Atti degli apostoli.

C’è anche l’«immagine» di chi ha letto le intenzioni della preghiera universale in rappresentanza delle eccellenze (Istituto superiore di Scienze religiose, Centri pastorali…) di una diocesi che sta puntando molto sulla formazione dei formatori, sui giovani, sui mezzi di comunicazione sociale.

C’è una diocesi che ha messo ai piedi del Papa non un regalo per lui, ma un contributo in denaro da destinare alle famiglie più bisognose del territorio. L’attenzione agli altri, fin dai secoli remoti, ha mosso la Chiesa a farsi concretamente solidale con chi è nel bisogno, condividendo risorse, promuovendo stili di vita più essenziali, contrastando la cultura dell’effimero.

Non ci resta quindi che raccogliere l’esortazione del Papa: pensare in grande ed avere il coraggio di osare.